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Massimo Giannini fa il martire: "La mia risposta a Meloni e onda nera"

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"Le battaglie di un giornale": s'intitola così l'ultimo editoriale firmato su La Stampa da Massimo Giannini, che da oggi lascia la direzione del quotidiano torinese. Nel pezzo, l'ormai ex direttore parla dei momenti chiave che si è trovato ad affrontare nei tre anni e mezzo della direzione, dalla pandemia al movimento No-Vax, fino “alla sporca guerra di Putin, che ha riportato l’orrore in Occidente”. 

Ma non è tutto. Perché la battaglia più importante - secondo quanto lascia intendere Giannini - è quella che il quotidiano avrebbe condotto contro la destra: "Poi, in Italia, è arrivata Giorgia Meloni, e il Paese ha vissuto un netto cambio di fase, di clima, di prospettiva. Di fronte all’Onda Nera, com’è stata definita dai politologi dopo il voto del 25 settembre 2022, abbiamo esercitato il nostro giudizio critico, a tratti anche aspro, ogni volta che il nuovo governo e la nuova classe dirigente hanno diffuso proclami o varato misure a nostro parere in aperto contrasto con le radici e le matrici culturali in cui questo giornale ha sempre creduto. La libertà e l’uguaglianza, la solidarietà e la tutela dei principi fondamentali, i diritti sociali e quelli civili. In una parola, la nostra Costituzione repubblicana, da troppo tempo inattuata ma oggi spesso disattesa, contraddetta o addirittura violata". 

 

 

 

Giannini, insomma, non riesce a non dedicare anche il suo commiato alla Meloni e al presunto pericolo che la nostra democrazia starebbe correndo proprio a causa dell'attuale governo di centrodestra. Quella dell'ex direttore de La Stampa potrebbe essere definita, come scrive Lucio Meo sul Secolo d'Italia, una vera e propria "ossessione". Nel suo editoriale, sempre a proposito del governo, Giannini ha poi scritto: "Abbiamo sempre riconosciuto che la ‘Sorella d’Italia’ – come ci siamo abituati a chiamarla, con tutto il rispetto – ha stravinto le elezioni dello scorso anno, è stata scelta e votata dai cittadini italiani, e dunque rappresenta il governo legittimo del Paese. Ma proprio in virtù di questa consapevolezza  di fronte a questa nuova destra al potere abbiamo cercato di sollecitare il superamento delle rimozioni storiche, dei ritardi culturali, dei rigurgiti ideologici, delle forzature normative… l’abbiamo fatto perché crediamo che questa Italia – come ieri aveva un disperato bisogno di una sinistra “normale” e moderna, democratica e non più comunista – oggi abbia ugualmente bisogno di una destra altrettanto normale e moderna. Cioè repubblicana e antifascista, europeista e non sovranista...”.

 

 

 

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