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Milo Manara, la lezione su Hamas: "Impossibile convivere con i fanatici dell'odio"

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Francesco Specchia
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La prima intervista “politica” a Milo Manara, il nostro cartoonist supremo, ha coloritura caravaggesca. Inizia dal nudo di Elodie a metà fra Lady Godiva e l’Edwige Fenech anni 70- quella sotto la doccia e sotto attacco delle femministe-; e passa attraverso fascismi immaginari; e si assesta su migrazione, Pd e terrorismo islamico. Pensavamo di parlare di sesso e fumetti, Milo ci disegna addosso la realtà.

Caro Milo Manara, lei ha firmato la copertina dell’ultimo album di Elodie con lei discinta che attizza, da sinistra, le critiche sullo sfruttamento del corpo femminile. Ma sulla censura non avevamo già dato?
«Anche troppo. Io penso sempre che anche Prassitele 2500 anni fa, faceva del corpo nudo un elemento di libertà. Poi al fascino e alla potenza del nudo ne sono subentrati di meno estetici legati a potere e denaro. E lo dico io, che ho cominciato negli anni 70 disegnando fumetti da catena di montaggio che di erotico avevano qualche nudo che equivaleva alle docce di Edwige Fenech nella commedia scollacciata italiana. Disegnavano a ritmo giapponese. Per 300 lire a tavola, 240mila lire al mese»

 

 

 

Nonostante la tensione erotica formidabile dei suoi disegni, lei non è stato censurato per il sesso.
«Mai. Solo una volta, una rivista sudafricana nella rubrica “Il barometro dell’apartheid”, mise al rogo il mio ciclo Le avventure africane di Giuseppe Bergman, con protagonista Hugo Pratt: erano “libri proibiti” perché dentro ci facevo crollare il municipio dei bianchi razzisti, in un’altra avventura in Amazzonia denunciavo l’accanimento contro indios e foresta. Praticamente anticipavo i temi di Greta Thumberg...».

Le sue simpatie a sinistra sono note. Secondo lei, il tema ecologico è quello più facile da cavalcare alla vigilia delle Europee?
«Be’, l’ambiente, gli animali da non trattare solo come carne e fonte di proteine: sono temi trasversali, dovrebbero riguardare sia la destra che la sinistra. Non capisco perché i vostri giornali a destra siano così contro eppure la destra storica e quella sociale su queste sono sempre state sensibili»

Ci sono molte destre...
«Devo dirle che, alla mia età, per me non ci sono grosse differenze tra la destra e la sinistra. Come questa cosa del ritorno del fascismo: io la trovo ridicola».

Cioè: non è d’accordo con la vulgata di una Giorgia Meloni in camicia nera e fez, che marciava su Roma dopo esser saltata nel cerchio di fuoco?
«Se uno pensa che ci sia un rigurgito dei fascisti dovrebbe almeno avere l’accortezza di prendere un fucile e andare in montagna a combattere. Sennò si tratta solo di propaganda di partiti che non sanno più a santo votarsi per avere un ruolo. Non penso che col salario minimo si cambi il destino del mondo, onestamente».

Milo, lei mi sta stravolgendo la narrazione. Che ne direbbe Elly Schlein, segretario Pd alla ricerca del suo punto d’appoggio?
«La Schlein era partita lancia in resta con questa battaglia per i diritti Lgbt. Nobilissimo, per carità. Ma le diseguaglianze, il lavoro, la distribuzione della ricchezza si erano perse per strada. Poi, però qualcuno deve averle detto: “Elly, guarda che se continuiamo così non andiamo da nessuna parte”. E lei ha allungato le “battaglie”».

E le battaglie di Giorgia Meloni?
«Draghi mi dava più un senso di sicurezza. In quel momento, specie col Pnnr, ci serviva uno come lui. Ora, la notizia bella è che abbiamo una donna premier. Ci sono già state in Israele, Argentina paesi scandinavi, ma tra i paesi latini siamo i primi. Poi bisogna vedere i risultati».

 

 

 

Noto che sta spingendo questo dialogo nel politico. Ci sono dei momenti in cui gli artisti deve prendere posizione. Le chiedo un commento sui 700 morti di Israele dopo l’attacco terrorista di Hamas.
«Conflitto complicatissimo. Ma siamo assolutamente con Israele, non scherziamo. E –qui lo dico e qui lo nego- io credo che con certe religioni –l’Islam- poco malleabili, e con i loro estremismi la convivenza, alla lunga, sia impossibile. Vede, io avevo un caro amico e collega Georges Wolinski a cui ero legatissimo. È stato ammazzato nella sua redazione parigina di Charlie Hebdo, nell’attentato dei terroristi islamici. Si ricorda quando dicevano “Siamo tutti Charlie?”: bene, io lo ripeto ossessivamente, ancora. Ma più grave fu, in Francia, l’uccisione di un professore: a scuola aveva osato criticare quella carneficina. Ora, quanti docenti, lì, penseranno che conviene più stare zitti che rischiare la vita in nome delle libertà?»

Dopo Wolinski, Lei pensa di avere paura nell’esprimere la sue opinioni?
«In Italia è diverso. Ricordo una mia vignetta urticante sul Papa pubblicata dal Fatto, come quella fantastica di Andrea Pazienza, negli anni 80, su Wojtyla. A Verona, poi, avevamo un giornale che era il Male locale, Verona Infedele: quasi ci scomunicarono. Però né a me né a Pazienza hanno mai sparato».

L’emergenza migranti è strutturale. E infuria la polemica sull’accoglienza. Che cosa ne pensa?
«Più i migranti salgono al nord, più il mondo si sposta a destra, ma è una reazione comprensibile. La migrazione incontrollata è frutto di un incontro di mali: nasce da sacche di miserie e disperazione e spesso produce male, in termini di sfruttamento delle criminalità. Oggi si pensa al prima al dopo la traversata. E nella traversata si subisce il ricatto “se non mi prendi io mi butto in mare”»

E come si risolve, scusi? Da tredici anni è il problema di tutti governi. Poi c’è il trattato di Dublino, sui doveri dello stato di primo approdo...
«Per me si dovrebbero curare i flussi non dalla Tunisia o Libia, ma dai luoghi di partenza, Niger, sud Sahara. E si dovrebbero mandare i migranti nelle nostre università, per poi farli tornare per dare una mano nei loro paesi. Non è esatto dire “quando migravamo noi italiani”: allora avevamo valigia e passaporto e viaggiavamo da un paese piccolo e povero verso orizzonti grandi, ricchi».

Le citavo Dublino...
«Sulle Ong tedesche che fanno sbarcare da noi i migranti, io sapevo valesse come primo approdo il territorio dello Stato di cui la nave batte bandiera. Mah. Sa chi bisogna ringraziare davvero? La guardia costiera. Grazie a loro osservi il mediterraneo e non pensi a un cimitero».

 

 

 

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