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Paolo Mieli, Israele e l'ipotesi del "complotto dei servizi segreti"

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L'ombra di un drammatico "complotto interno" contro Benjamin Netanyahu dietro il drammatico fallimento dei sistemi di sicurezza in Israele. Secondo Paolo Mieli, ex direttore e oggi opinionista di punta del Corriere della Sera ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7 c'è qualcosa che non torna nella impreparazione delle forze armate che hanno permesso centinaia di miliziani di Hamas di agire indisturbati per ore, all'alba di sabato, portando a termine la più sanguinosa carneficina di civili negli ultimi 50 anni di storia israeliana.

La Gruber parla della "spaccatura nella società aperta israeliana sulle riforme del governo", che in qualche modo avrebbero spostato l'attenzione e le priorità del premier negli ultimi mesi. Ma per Mieli il problema è ancora più profondo e, se possibile, inquietante.


Complotto interno contro Netanyahu: guarda il video di Mieli a Otto e mezzo

 

 

"In Italia abbiamo avuto polemiche contro Berlusconi, Salvini, adesso la Meloni. Ma mai l'esercito si è ammutinato, la Polizia o i piloti hanno detto 'noi non voliamo più'". In Israele, è il sospetto di Mieli, "è successa una cosa abbastanza inedita e questa qua potrebbe essere accaduta anche nei servizi segreti. Persone che hanno lavorato di meno, che si sono impigrite, che hanno detto 'andate a quel paese finché c'è al governo Netanyahu'".

 

 

E' una ipotesi" e proprio per questa scissione aumenta la probabilità di una "guerra lunga" contro Hamas. Solo così, suggerisce Mieli, partendo da questa rivolta silenziosa che voleva essere solo politica, si può spiegare l'inedita falla in una macchina fino a sabato considerata perfetta, anche perché costantemente sotto stress-test.

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