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Ahed Tamimi, "berremo sangue ebreo?": scandalo-Ue, chi ha invitato la vampira palestinese

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Lorenzo Mottola
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Scrive sui social di voler «mangiare i teschi» dei coloni ebrei ed è una famosa attivista della resistenza palestinese, della quale è stata per anni il volto pulito (immaginate gli altri...). Amnesty International l’ha sempre osannata e sei anni fa è stata perfino ricevuta al Parlamento europeo, invitata a parlare di fronte a centinaia di persone dalla  sinistra spagnola (alleata di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli) e dai gruppi ambientalisti del Nord Europa. Parliamo ancora del caso di Ahed Tamimi, la ragazza arrestata nei giorni scorsi in Cisgiordania per aver postato sui social minacce ai confini della realtà contro gli israeliani: «Il nostro messaggio alle mandrie di coloni è che vi aspettiamo in tutte le nostre città. Vi massacreremo e direte che ciò che vi ha fatto Hitler era uno scherzo. Berremo il vostro sangue e mangeremo i vostri teschi». Odio puro, che in seguito la famiglia Tamimi ha provato a negare cancellando tutto. Il padre grida al complotto. Troppo tardi. D’altra parte l’inizio della carriera politica della ragazza non prometteva bene: tutto è cominciato con un video che la riprendeva mentre schiaffeggiava e prendeva a calci e pugni dei soldati israeliani di pattuglia nel suo villaggio, Nabi Saleh. Per questo a soli diciassette anni era stata condannata a otto mesi di carcere e a una multa di 5000 shekel (1150 euro). E il suo caso aveva fatto il giro del mondo.

La stampa vicina a Gerusalemme l’aveva definita la “foglia di fico del regime” perché, come aveva scritto Repubblica all’epoca, «non ha un velo in testa, nemmeno una tunica nera lunga fino ai piedi. Ahed Tamimi ha una cascata di capelli ricci, occhi chiari, jeans e una maglietta attillata che valorizza le sue forme di diciassettenne. Scrive sui social di voler «mangiare i teschi» dei coloni ebrei ed è una famosa attivista della resistenza palestinese, della quale è stata per anni il volto pulito (immaginate gli altri...). Amnesty International l’ha sempre osannata e sei anni fa è stata perfino ricevuta al Parlamento europeo, invitata a parlare di fronte a centinaia di persone dalla Ahed Tamimi potrebbe essere parigina, berlinese, romana, americana». Un americana che, tuttavia, dichiara di voler bere il sangue degli ebrei.

 


Sull’onda della retorica Amnesty l’aveva definita la “Rosa Parks della Palestina” (afroamericana e figura-simbolo del movimento per i diritti civili) e aveva lanciato una campagna perla sua liberazione: «Ha solo diciassette anni», si leggeva, «ma è già impegnata attivamente insieme alla sua famiglia, contro l’occupazione israeliana. Aiutaci a far pressione sul primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per chiedere di rilasciare immediatamente Ahed Tamimi». Così dopo il rilascio, è diventata esattamente ciò che Israele temeva: un simbolo. Anche per i movimenti di sinistra europei e italiani. La sua faccia è finita in alcuni dei più famosi murales disegnati sui muri che dividono le comunità del West Bank.

Il risultato è quello che dicevamo: nel settembre 2017 è arrivata perfino al Parlamento Ue, invitata insieme a una delegazione di attivisti dai territori occupati dall’ultra-sinistra spagnola. E le intenzioni della comitiva sono state chiare da subito: i militanti hanno srotolato uno striscione con rappresentati i volti di alcuni personaggi molto noti alle forze di sicurezza dello stato ebraico: Marwan Barghouti, detenuto nelle carceri israeliane per aver commissionato una sterminata serie di attentati e omicidi, e Ahmad Sa’adat, a sua volta processato e condannato per terrorismo. Ad ascoltare gli interventi si erano presentate centinaia di persone, tra le quali tanti esponenti della numerosa comunità palestinese di Bruxelles. E dal palco è arrivato subito un messaggio: «Questa conferenza non è solo per la Palestina, ma anche a favore di altri popoli oppressi del mondo come quello cubano». Tamimi, invece, ha incentrato il suo discorso sul boicottaggio di Israele: «Il mondo deve riconoscere la nostra causa. L’occupazione non è solo un furto della nostra terra. Noi ci opponiamo al razzismo, al sionismo, a tutto il sistema di occupazione non sono agli insediamenti dei coloni. Noi non vogliamo la vostra pietà, vogliamo la libertà». Applausi a scena aperta dai palchi dell’Unione Europea. A sinistra avevano abboccato tutti all’esca della bella Tamimi, con i suoi colori insolitamente occidentali. Peccato che la sua avventura sia finita dove è cominciata: in un carcere israeliano.

 

 

 

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