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Carlo Calenda divorzia da Renzi ma si tiene i soldi

Elisa Calessi
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A una la casa, all’altro i soldi. Come nei migliori (o peggiori a seconda dei punti di vista) divorzi, alla fine il compromesso si chiude così: con una compensazione economica di una delle parti. E così sembra essere accaduto anche tra Matteo Renzi e Carlo Calenda nella lunga disputa sul che fare con il gruppo al Senato, il cui nome era stato cambiato dai renziani, cancellando Azione, ma con una votazione non riconosciuta da Calenda e dai suoi. Dopo la fallita mediazione del presidente Ignazio La Russa, la giunta del Regolamento ha trovato la soluzione che sembra soddisfare entrambi. Renzi manterrà il gruppo che, come approvato nella votazione fatta in assenza dei senatori di Azione, si chiamerà, d’ora in poi, Italia Viva-Il Centro-Renew Europe.

 

I quattro senatori di Azione, tra cui lo stesso Calenda, traslocheranno al Gruppo Misto, formando una componente autonoma, ma, soprattutto, senza subire la decurtazione dei fondi che il Regolamento prevede per chi cambia gruppo a legislatura in corso. Insomma, la discussione su “chi caccia chi”, che sembrava essere finita in un muro contro muro (i renziani sostenevano che quelli di Azione dovevano andarsene, quelli di Azione ribattevano di non avere intenzione di andarsene, semmai erano gli altri ad aver cambiato, per così dire, la serratura di casa), è finita con un accordo che dà ragione a tutti per non darla a nessuno. Certo, a seconda di chi si sente, la vittoria è dell’uno o dell’altro. «Habemus Papam», ha festeggiato Calenda, dicendosi «contento perché noi avevamo dato l’ok già alla prima proposta di La Russa, e poi a questa seconda: prima si può chiudere questa storia e meglio è». E da Azione si sottolinea come la soluzione concordata fa sì che loro, pur essendo nel Misto, saranno trattati come fossero un gruppo autonomo. Da Italia Viva, invece, si sottolinea che la Giunta ha riconosciuto che la votazione fatta per cambiare nome era legittima e che, quindi, «sono loro che se ne vanno». «Anche in questo caso il tempo è galantuomo. Il gruppo si chiama Italia viva Il Centro Renew. Buon lavoro ai colleghi del Misto», rimarcano fonti di Iv.

 


Sono stati accontentati sui soldi, vero, ma pagheranno comunque un prezzo, si dice. «Donatella Versace, di Azione, per esempio, decadrà da segretario d’Aula. E dovranno concordare col Misto i posti nelle commissioni». Ma lo smacco più forte, secondo i renziani, è che Calenda e gli altri senatori si troveranno come capogruppo Peppe De Cristofaro, di Avs, che più di sinistra non si può. Tutti speravano di poter cominciare una nuova vita. Invece no. Alla Camera, dove si pensava che il divorzio fosse più semplice (i 12 deputati di Azione superano la soglia necessaria per creare un gruppo e i 9 di Iv si dava per scontato potessero ottenere una deroga per farne un altro), le cose si stanno complicando. Il caso di Azione e Iv non sarebbe assimilabile a quello di Noi Moderati di Maurizio Lupi che ottenne la possibilità di formare un gruppo a inizio legislatura, pur non avendo 10 deputati. Lupi, però, si fa notare, si era presentato col proprio simbolo alle Politiche. «Un conto è deliberare a inizio legislatura. Altro è farlo dopo», viene spiegato. La deroga ai renziani non sembra scontata.

 

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