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Albanese, lady-Onu accusa Libero? Non solo il marito, ecco cosa spunta: ko tecnico

Tommaso Montesano
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La parola che Francesca Albanese usa di più nella sua autodifesa diffusa via Facebook è «fandonia». La relatrice speciale delle Nazioni Unite «sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967» - questo il nome dell’ufficio in nome del quale Albanese interviene in tv sulla crisi in Medio Oriente, con relativo salto in avanti della sua popolarità - ieri ha sentito il bisogno di mettere qualche puntino sulle “i” a proposito della sua vicenda professionale.

Un passo indietro è necessario. Ieri questo giornale ha contribuito a sollevare il caso dell’inviata speciale del Palazzo di Vetro. Punto principale: le osservazioni sulla sua presunta parzialità sollevate da Un Watch, organizzazione non governativa che monitora proprio le mosse dell’Onu. E il ritratto che ne esce di Albanese non è lusinghiero, a partire da un particolare che la professionista avrebbe omesso di comunicare alle Nazioni Unite in sede di candidatura. Ovvero il fatto che suo marito, Massimiliano Calì, prima di entrare alla Banca Mondiale avrebbe lavorato con il ministero dell’economia dell’Autorità nazionale palestinese (Anp).

 

 

 

DUE GIALLI

E qui si passa alle «fandonie a reti unificate» diffuse, secondo Albanese, da Libero e dagli altri giornali che stanno seguendo la vicenda. Nel suo lungo post su Facebook, la dottoressa si difende attaccando. Forse troppo, come vedremo. Tant’è. Punto primo: per lei Un Watch è un organismo «noto come dileggiatore di qualsiasi voce critica delle politiche di Israele nel territorio palestinese occupato». Parziale, casomai, sarà lui. E pazienza se Un Watch è l’unica Ong che vanta il diritto di parola all’assemblea generale dell’Onu.

Punto secondo: il marito. Qui la difesa si articola a sua volta in due parti. Nella prima, Albanese usa l’arma dell’emancipazione femminile: «Siamo nel XXI secolo. Non è più l’era in cui le donne rispondono del lavoro degli uomini. Il patriarcato è roba del passato, no?». Nella seconda parte, però, l’inviata Onu scende nello specifico: «Mio marito non è mai stato assunto o pagato dall’Autorità palestinese. MAI. Nel 2011, quando vivevamo a Gerusalemme, ha fatto una consulenza per l’Onu nel territorio palestinese occupato, il cui ruolo prevedeva il rafforzamento di capacità del ministero dell’Economia palestinese».

Come nota su X, l’ex Twitter, il giornalista Antonino Monteleone, l’inviato delle Iene che ha sollevato il caso, la formula che lo stesso Calì usa riguardo se stesso è «molto diversa». Nel blog della Banca Mondiale di cui è funzionario, ripercorrendo le sue passate esperienze lavorative, il marito di Albanese cita il suo precedente incarico con queste parole (tradotte dall’inglese): «Ha servito come consigliere economico del Ministero palestinese dell’Economia nazionale». Poi c’è il caso dell’abilitazione professionale di Albanese.

Su Facebook, la donna fa mea culpa: «Nel divincolarmi da insulti e protervie, ho usato il termine “avvocato” («faccio l’avvocato», ndr) durante l’incontro (traducendo, da mente che ormai pensa in inglese, il termine “advocate”). Non sono iscritta all’albo degli avvocati in Italia». E pubblica un link che rimanda al suo curriculum (dove, curiosità, la prima esperienza lavorativa come supporto legale è presso la Cgil). Ma anche qui qualcosa stona, secondo Monteleone: nelle 15 pagine con le quali Albanese si candida all’incarico Onu, l’esperto indipendente per tre volte si definisce «lawyer». Ovvero «avvocato» (proprio come detto in tv). Monteleone, in un tweet, pubblica il documento e chiede lumi sulla contraddizione. Per tutta risposta la donna minaccia di portarlo in tribunale («tu te la vedrai con i miei legali») mostrando la foto della sua compiuta pratica forense ad Ariano Irpino.

 

 

 

DUELLO SUI SOCIAL

Caso chiuso? Tutt’altro. Intanto perché il post di risposta ai dubbi di Monteleone risulta cancellato, e poi perché il giornalista delle Iene rilancia: « Al termine della pratica ha fatto l’esame? L’ha superato?». Inizia il botta e risposta. Albanese, su X, comunica di aver «concluso la pratica legale il 30/12/04». Monteleone la incalza di nuovo: «Scusi dottoressa giusto per completezza: ha per caso conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione forense?». «Possiamo tornare a occuparci dei massacri a Gaza?», quasi implora l’inviata Onu. Ma pure qui un guaio tira l’altro. Su X, infatti, spunta un video nel quale Hillel Neuer, direttore di Un Watch, in un’audizione davanti al Congresso americano accusa Albanese di essersi riferita con queste parole ad Hamas nel novembre 2022: «Avete il diritto di resistere».

 

 

 

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