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Giulia Cecchettin, Piero Pelù: le strane "scuse" dopo la morte della ragazza

Alessandro Gonzato
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Di questo passo diranno che è vietato essere uomini. E lo diranno gli stessi uomini - i vip a caccia di “like” sui social odi un’ospitata in tivù - e non le ultra-femministe di “Non una di meno”, che magari già lo dicono. La povera Giulia Cecchettin è stata uccisa dalla mano criminale e lurida dell’ex fidanzato, da un uomo se così si può chiamare, un singolo uomo, ma ecco che per cantanti, attori e maître à penser vari è l’intera categoria maschile a essere responsabile, a dover chiedere scusa alle donne, a dover recitare pubblicamente il mea culpa. «Mi vergogno di essere uomo», twitta il rocker Piero Pelù. E fino a qui parla per sé, anche se non si capisce il nesso. Poi però il cantante aggiunge: «Siamo tutti da rifare». Per quale motivo, scusi, signor Pelù? E infatti sotto al messaggio del co-fondatore dei Litfiba è una cascata di proteste.

RIVOLTA WEB - Parte Alessandro: «Io non mi vergogno neanche un po’, sono orgoglioso di essere uomo, figlio, marito e padre. Se ti senti colpevole per l’assassinio da parte di un pezzo di m..., costituisciti». Segue Matteo: «Pelù, parla per te!»; interviene Axe, una donna: «Quelli che uccidono le donne non sono uomini. Sono mostri con la testa rotta. È molto diverso». E ancora: «Ma guarda questo. Non ho mai alzato un dito o la voce in quindici anni di relazione, e adesso sarei da rifare? Ma roba da matti»; «No caro Piero. È quel ragazzo che ha dei problemi e ora deve pagare. Io non ho fatto nulla di male e rispetto le donne e tutti gli esseri umani». Andiamo avanti.

 

 

Ermal Meta, collega cantante di Pelù, sui social ha pubblicato una foto di Giulia e ha scritto: «Abbiamo fallito come società». Italiana o mondiale?

Nel primo caso avrebbero fallito 29milioni di uomini. Nell’altra ipotesi poco più di 3 miliardi. Meta, al Corriere della Sera, spiega: «Bisogna educarli in modo inequivocabile e fin da bambini»; «Tutto questo è un problema degli uomini, non accettano che le donne siano di loro proprietà». Domanda: “Viviamo in un mondo maschilista. Condivide?”. «Assolutamente. Il nostro è un sistema patriarcale e da sempre. Il cambiamento deve riguardare gli uomini e in tutto: dalle battutine che fanno alla collega al lavoro a quella stupidità, ritenuta goliardica ma non lo è, che scatta quando c’è un branchetto di 4-5 uomini e partono gli sguardi, il commento indesiderato». Ma i colpevoli non sono quei 4-5 uomini, no. Per Ermal Meta sono responsabili tutti gli uomini.

Tocca a Claudio Marchisio, ex campione della Juve, il quale da quando ha smesso di giocare ha iniziato a sentenziare: «Il problema sono gli uomini. Non tutti, certo». E meno male. Poi però Marchisio continua: «Non tutti gli uomini, certo, ma molti, troppi. Educhiamo i nostri ragazzi, non nascondiamoci da questa grande, enorme responsabilità». Ci sono milioni di genitori perbene che educano figli perbene, ma evidentemente non basta. Ormai è scattata la caccia all’uomo. A tutti gli uomini. La categoria si penta e indossi il cilicio.

 

 

PENTIMENTO - Il conduttore televisivo Tommaso Zorzi, che ha debuttato qualche anno fa grazie al docu-reality “Riccanza”, invece ha attaccato il vicepremier Matteo Salvini: «Quando però a compiere un reato è un immigrato, magari africano, Salvini non usa il periodo ipotetico (...). Sempre peggio Salvini, lei non conosce vergogna». Salvini, per Zorzi, è colpevole di aver scritto (messaggio poi integrato, peraltro), dopo l’arresto di Filippo Turetta: «Bene. Se colpevole, nessuno sconto di pena e carcere a vita». Zorzi è partito per la tangente. Per l’attore Massimiliano Loizzi bisogna «smettere di insegnare ai bimbi che ci sono giochi da maschi, che i maschi sono forti per natura». Insomma, è il patriarcato.

Alessandro Gassmann prima twitta che «la violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci», citando Asimov. Poi continua: «La colpa delle violenze sulle donne non è delle donne che non si oppongono (e ci mancherebbe, ndr), ma dei maschi che le compiono». Se la colpa sia del singolo o di tutti non è chiaro, e infatti c’è chi come Alfonso, un utente di Twitter (che ora si chiama “X”), si chiede: «Perché io devo sentirmi in colpa se uno str..., scusa il francesismo, ammazza una donna?». 

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