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Giulia Cecchettin, lo schiaffo di Paolo Crepet: "In quella telefonata c'è la morte"

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Paolo Crepet torna a dire la sua sulla morte di Giulia Cecchettin. Ospite di Corrado Formigli a PiazzaPulita, lo psichiatra si sofferma sulla telefonata della 22enne. Telefonata che avvalora quelle che da giorni sono le sue tesi. Per lui infatti, in collegamento con La7 nella puntata di giovedì 23 novembre, si tratta di "uno strumento straordinario per capire. Forse senza saperlo la ragazza ci ha voluto mandare un messaggio". Insomma, "quella telefonata contiene la morte dell'empatia; una telefonata nel vuoto, come se una persona camminasse da sola in mezzo al deserto, intorno a lei non c'era nessuno. Nessuno che le abbia detto 'ti do una mano', 'usciamo', 'ci parlo io con quel ragazzo', 'non ti far venire i sensi di colpa'".

Da qui lo sfogo: "'Ti aiuto io', 'ti do una mano': perché dirlo è diventata una cosa impossibile? Perchè quella telefonata è lasciata ad un telefonino?". Già nei giorni scorsi il sociologo aveva messo nel mirino la tecnologia, come motivo per cui "non si può più parlare e allora se non possiamo più parlare è inutile parlare di queste cose. Sennò facciamo un’ora e mezza di lezioni di buoni sentimenti e mi fa ridere questa cosa, scusate, è una presa in giro dei giovani! Perché i giovani non si ribellano? Ribellatevi di fronte a questa banalità".

 

 

Da qui la domanda del conduttore sull'esistenza o meno di qualcosa che porti alcuni uomini a sentirsi giustificati, anche se violenti. "La radice della violenza è la morte dell’empatia - non ha dubbi Crepet - Da alcuni decenni questo è accaduto in maniera evidente e trionfa il male supremo che è l’indifferenza. L'indifferenza arma la mano dell’assassino, non si può uccidere se non per indifferenza. Le vittime sono tante e diverse: oltre le donne, i bambini e le bambine, anche loro deboli in questa società. Andate a vedere che cosa succede nei tribunali di minori". E questo vale anche per Filippo Turetta. Poi quella matrice che sta nella normalità: "Ho sentito milioni di volte 'famiglie per bene', ma talmente tante volte che uno si chiede 'cosa vuol dire davvero famiglia per bene?'. Questa è una matrice culturale terribile, noi abbiamo pensato che la normalità sia un bene comune, quando nelle case di queste famiglie per bene accadono questi omicidi o altri reati meno gravi". 

 

Qui l'intervento a PiazzaPulita di Paolo Crepet su Filippo Turetta

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