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Patriarcato, Crepet: "Vogliamo andare a vedere chi è più aggressivo in tribunale?"

Paolo Crepet

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Paolo Crepet, in una intervista a ItaliaOggi, fa alcune riflessioni sul caso di Giulia Cecchettin, e più in generale sulle violenze sulle donne commesse dai loro partner. Lo psicologo, specializzato in problematiche educative giovanili, critica il focus sul genere maschile come potenziale assassino e sottolinea la necessità di concentrarsi sulla violenza in generale, comprendendo anche quella femminile. Perché la questione, suggerisce Crepet, non è genetica ma educativa e culturale. 

"La violenza è maschile, in gran parte forse, ma anche femminile. Vogliamo andare a vedere in una separazione in Tribunale chi tra l’uomo e la donna è più crudele, più aggressivo, chi fa più ricatti?", osserva lo psicologo.

 

 

Per comprendere questa complessità della violenza "c’è bisogno di tutto fuorché di ulteriore violenza. Questa ragazza che è morta davvero avrebbe voluto dividere il mondo con un pregiudizio così profondo, così totalizzante? Secondo me non avrebbe voluto essere motivo di tutto questo. Invece c’è questa vittimizzazione maschile per cui siamo tutti lì con il capo cosparso di cenere e non possiamo dire niente", aggiunge Crepet. "E non faccio questo discorso perché sono un maschio", sottolinea lo psicologo. "Se si parla di una figura come la madre che può diventare negativa, poi, apriti cielo. E perché? Non posso parlare male di una madre diseducativa?", "nella mia esperienza ne ho vista una quantità esorbitante. Sto dicendo madre ma potrei dire padre, ovviamente. Sto dicendo che nessuno si può tirare indietro". 

 

 

Infine Paolo Crepet suggerisce di iniziare l'educazione ai sentimenti dai bambini, promuovendo relazioni sane nelle esperienze quotidiane, come parrocchie, squadre sportive e amicizie. Critica anche l'idea di un'ora di educazione affettiva a scuola, suggerendo invece una settimana bianca in cui i ragazzi possano trascorrere del tempo insieme.

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