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Senaldi a Tagadà: "Meloni? No, Schlein ha attaccato Draghi"

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"Non so se fosse un attacco a Draghi, forse in parte lo era, vedendo dall'esterno credo si sia tolta un sassolino": così Pietro Senaldi, in collegamento con Tiziana Panella a Tagadà su La7, ha commentato le parole di Giorgia Meloni ieri alla Camera. Durante le comunicazioni in vista del prossimo Consiglio europeo, infatti, la premier, riferendosi alla foto in cui Draghi, Macron e Scholz si erano fatti ritrarre in treno verso Kiev dopo l'attacco russo, ha detto che la politica estera non consiste nel farsi le foto. Parole che hanno fatto saltare dalla sedia le opposizioni. Ma l'atteggiamento generale, secondo il condirettore di Libero, si è rivelato essere un po' ipocrita: "Tutti questi grandissimi estimatori di Draghi che sono in Parlamento, se apprezzavano così tanto Draghi avrebbero potuto eleggerlo presidente della Repubblica, invece se lo sono infiocinati allegramente. Quindi adesso se un parlamentare difende Draghi mi viene da ridere. Perché poi si è visto cosa il Parlamento pensava di Draghi". 

Infine, Senaldi ha fatto notare che il vero attacco all'ex premier non è arrivato affatto dalla Meloni: "L’ha fatto Elly Schlein ieri sera, quando ha dichiarato che non sa se sostenere Draghi come presidente della Commissione Europea, ha detto che deve chiedere a Berlino e Parigi. Questo secondo me è il vero attacco. Il capo del partito più forte dell'opposizione, che ha tutti i suoi parlamentari che hanno sostenuto l'agenda Draghi per farsi eleggere, che dice questo... Non occorre essere un estimatore di Draghi per capire che Draghi presidente della Commissione europea farebbe gran comodo all'Italia, se non altro perché è italiano".

Qui l'intervento di Senaldi a Tagadà

 

 

 

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