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Propaganda live, Zoro è alla frutta: bullizza un 14enne

Giovanni Sallusti
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A Diego Bianchi, in artigianato (arte sarebbe davvero un po’ troppo) Zoro, non piacciono i “dossieraggi”. È per questo che durante il suo Propaganda Live ha bullizzato per una buona decina di minuti un quattordicenne, «il più giovane tesserato di Forza Italia». Così è stato presentato dall’account del partito su X, il temerario conduttore ha ripescato il video dell’intervento alla festa per i trent’anni di Fi e si è dato all’irrisione del ragazzino in sua assenza, un esempio di coraggio civile come non si vedeva dai tempi dell’anchorman David Frost che inchiodava in diretta l’allora presidente americano Nixon.

E allora giù battute memorabili su quell’innocente «ho sempre seguito Silvio Berlusconi» (il campionario è del genere «va bene che le esperienze dei primi anni di vita sono quelle che rimangono più impresse...»), mentre l’illuminatissimo parterre, che va dalla sempre empatica teutonica Constanze Reuscher al per nulla spocchioso Filippo Ceccarelli di Rep, sghignazza compiaciuto. Un gruppo di adulti professionisti della comunicazione che si accanisce su un adolescente che non la pensa come loro, è il trash nella versione radical, il gregarismo d’élite.

 

 

 

Prima, Zoro ci aveva abbondantemente intrattenuto sul caso Salis, perché il coro nelle cui retrovie gorgheggia da giorni sta facendo quel che il padre di Ilaria chiede (ad esempio su queste colonne, segnatevi il particolare) di non fare: polemica politica. Introduce la spalla, il vignettista engagé Makkox: «Dopo Ilaria, con uno schema che abbiamo già visto, se- invece di “si”, non l’hanno avvisato che trasmettono anche fuori dal Raccordo Anulare, ndr- va addosso ai parenti». No, non sta parlando dell’ampia e inverosimile letteratura progressista sui parenti di Giorgia Meloni (dal padre scomparso e mai frequentato alla sorella colpevole di essere sorella).

Bensì della macchina del fango contro il padre di Ilaria, tra i cui animatori principali ci sarebbe Libero, unico a ospitare ieri un’intervista a Roberto Salis, a firma del direttore editoriale Daniele Capezzone. Conciona Zoro, mentre le rotative che stanno stampando la nostra edizione si stanno già incaricando di smentirlo: «Prima parte il dossieraggio su di lei, finito si è passati al dossieraggio su di lui». Sullo schermo campeggia un titolo di Libero che c’entra meno di zero con Roberto: «Il Pd invade l’Ungheria» (ovviamente il conduttore si guarda bene dall’esplicitare l’ironico rimando storico ai progenitori comunisti che invasero effettivamente, anche perché potrebbe partirgli un nostalgico pugno chiuso). E il dossieraggio consisterebbe in questo: «Si sta saccheggiando l’account Twitter di Roberto Salis».

 

 

 

Scusate, focalizziamo: Zoro si lamenta che qualcuno saccheggi Twitter. È come se Bukowski si fosse lamentato dell’eccessivo consumo di alcol, è come se la Ferragni criticasse la sovraesposizione social, è come se Travaglio si opponesse al giornalismo giustizialista. Zoro ci ha costruito la trasmissione, sul «saccheggio di Twitter» (che ora si chiama X, per inciso), il tormentone della serata è addirittura una hit-parade dei post più riusciti, i social di chiunque (avversari in primis) sono sezionati alla virgola e sparati a tutto schermo, con fermi-immagine, sottolineature, indugi esplicativi o canzonatori del conduttore. Se questo è “dossieraggio”, costui è il maestro indiscusso del genere.

Un autogol totale, ma c’è da essere indulgenti: probabilmente era in confusione per il due di picche appena ricevuto. «Avevamo invitato Roberto Salis questa sera. All’inizio aveva gentilmente accettato, oggi altrettanto gentilmente ci ha scritto: meglio di no». Perché «in questo momento lui preferisce fare un passo indietro ed esporsi il meno possibile». Solidarizziamo con Zoro, immaginandolo dopo poche ore, quando avrà visto che il supposto oggetto di dossier aveva viceversa tranquillamente interloquito con i supposti fabbricatori di dossier. Ma si sarà subito consolato, aprendo la caccia al prossimo bersaglio, che si vocifera faccia il capogruppo di Fratelli d’Italia in una scuola elementare. 

 

 

 

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