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Papa Francesco, la confessione: "In Vaticano qualcuno aspettava la mia morte"

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Papa Francesco

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"Qualcuno era più interessato alla politica, a fare campagna elettorale, pensando quasi a un nuovo conclave. State tranquilli, è umano, non c’è da scandalizzarsi!": Papa Francesco rivela nella sua autobiografia, "Life. La mia storia nella Storia", che in Vaticano c’era chi aspettava la sua morte. "Quando il Papa è in ospedale, di pensieri se ne fanno molti, e c’è anche chi specula per proprio tornaconto o per guadagno sui giornali. Per fortuna, nonostante i momenti di difficoltà, non ho mai pensato alle dimissioni". Il libro, di cui oggi il Corriere della Sera anticipa alcuni brani,è stato scritto da Bergoglio con Fabio Marchese Ragona, vaticanista Mediaset e suo amico personale, e uscirà in America e in Europa con HarperCollins. 

Nell'autobiografia, il Pontefice parla della sua vita, intrecciata alle grandi vicende della storia, da Hiroshima alla pandemia. E nel testo risponde anche a chi lo definisce comunista: "Parlare dei poveri non significa automaticamente essere comunisti: i poveri sono la bandiera del Vangelo e sono nel cuore di Gesù! Nelle comunità cristiane si condivideva la proprietà: questo non è comunismo, questo è cristianesimo allo stato puro!". 

Il Papa ha raccontato anche di essere stato fidanzato: "Durante quell’anno in seminario ebbi anche una piccola sbandata: è normale, altrimenti non saremmo esseri umani. Avevo già avuto una fidanzata in passato, una ragazza molto dolce che lavorava nel mondo del cinema e che in seguito si è sposata e ha avuto dei figli. Questa volta invece mi trovavo al matrimonio di uno dei miei zii e rimasi abbagliato da una ragazza. Mi fece davvero girare la testa per quanto era bella e intelligente. Per una settimana ebbi la sua immagine sempre nella mente e mi fu difficile riuscire a pregare! Poi per fortuna passò, e dedicai anima e corpo alla mia vocazione".

Bergoglio ha confessato, poi, che le dimissioni ci saranno solo in caso di grave impedimento fisico: "Se questo dovesse succedere, non mi farei chiamare Papa emerito, ma semplicemente vescovo emerito di Roma, e mi trasferirei a Santa Maria Maggiore per tornare a fare il confessore e portare la comunione agli ammalati". Infine, sul suo rapporto con Ratzinger: "Le polemiche in dieci anni non son mancate e hanno fatto male a entrambi". 

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