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Silvio Berlusconi, il francobollo terrorizza la sinistra: appello a Mattarella

Pietro De Leo
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Silvio Berlusconi era solito ripetere, in una sua celebre frase ad effetto, che «l’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio». Era ottimismo della volontà, considerando che i due sentimenti che chiudono l’elenco, pilastri di slanci acrimoniosi, possono anche essere postumi. E ogni buona notizia ha sempre il controcanto di chi si fa il sangue amaro. Partiamo dal lato positivo. Ieri, il consiglio dei ministri ha deliberato l’emissione di un francobollo commemorativo dedicato al fondatore di Forza Italia in occasione del primo anniversario della sua scomparsa, avvenuta il 12 giugno dello scorso anno. L’assise ministeriale ha approvato la proposta del ministro delle Imprese e Made in Italy Adolfo Urso e della sottosegretaria delegata Fausta Bergamotto.

L’arrivo del francobollo su Berlusconi (che quando era in vita era stato oggetto di un omaggio simile anche in alcuni Paesi africani) ha suscitato il plauso in Forza Italia, dove la senatrice Licia Ronzulli e il deputato Paolo Emilio Russo hanno osservato come tutto ciò sia «il giusto riconoscimento a un grande italiano, che ha servito e onorato la Repubblica in tutti i ruoli che ha ricoperto: imprenditore, uomo di sport, leader politico e statista».  Ronzulli e Russo, aggiungendo i ringraziamenti alla Presidente del Consiglio Meloni e tutti i ministri, hanno inoltre osservato: «Con questa iniziativa, di cui ci siamo fatti promotori, abbiamo dato seguito alla richiesta di moltissimi italiani». Un emissione filatelica a un anno dalla morte sembra quasi un fatto fisiologico, in effetti, per un personaggio come Silvio Berlusconi, capace di permeare l’immaginario collettivo prima come imprenditore, patron di squadre di calcio, uomo politico. Fasi della sua vita che lo hanno visto, tutte, apportare una profonda carica innovativa negli ambiti in cui si è cimentato, dall’edilizia alla tv commerciale sino alla creazione di un partito in poche settimane e i quattro governi.

 

 

Eppure, questo impatto già scritto nella storia a qualcuno non piace. È il caso, per esempio, de «le ragazze e i ragazzi di Wikimafia» che diverse settimane fa hanno scritto lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella affinché «non autorizzi tale emissione». In base ad una «pregiudiziale etica che non può essere ignorata». Ovviamente il riferimento è «alle vicende giudiziarie», ma anche «alla sua condotta non penalmente rilevante». Moralismo e giustizialismo si intrecciano, in un canovaccio troppe volte recitato negli ultimi trent’anni. Nella lettera aperta, segue il ben noto raccontone giudiziario su Mangano e le ben note supposizioni della Procura di Firenze, che non sono mai arrivate a nulla se non a spargere sospetti su un uomo che, invece, la mafia l’ha combattuta eccome. «Da giovani studenti e studiosi che quotidianamente si impegnano per diffondere conoscenza e consapevolezza sul fenomeno mafioso e che lottano per liberare il nostro paese da mafie e corruzione, troviamo incoerente e altamente diseducativo emettere un francobollo commemorativo per Silvio Berlusconi».

 


Evidentemente, gli «studenti e studiosi» hanno studiato ben poco su quanto i governi guidati da Berlusconi abbiano fatto per contrastare la criminalità organizzata. Basti citare soltanto l'ultimo frangente, 2008-2011. Sul piano delle leggi va ricordato il riordino delle normative in un unico codice antimafia. Sul piano delle azioni, i 505 arresti di latitanti, tra cui 66 pericolosi e 43 di massima pericolosità. E andando indietro non fu sotto il terzo governo Berlusconi, nel 2006, che furono allacciate le manette a Bernardo Provenzano? Evidentemente, però, l’Italia ha ben compreso. Alla lettera aperta era associata una petizione web che, in un mese e mezzo, ha raccolto poco più di 5.700 sottoscrizioni, una miseria. Come la condizione di chi continua a voler combattere una guerra perduta da tempo.

 

 

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