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Senaldi stronca Cappellini di Repubblica: "Allora facciamoli anche dalla Tasmania"

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Diciassette mesi dopo i 98 morti del naufragio di Cutro - tra cui 35 bambini - non possono essere scordati. E oggi, martedì 23 luglio, l'indagine della procura di Crotone ha ipotizzato che "la tragedia poteva essere evitata". Sei indagati tra Finanza e Guardia Costiera, ma non viene accreditata alcuna possibile responsabilità al governo, così come la sinistra ha sostenuto faziosamente per mesi, per dar contro al governo Meloni.

Delle vicenda se ne parla a 4 di sera, il programma di approfondimento politico in onda su Rete 4 dove, tra gli ospiti, figuravano Stefano Cappellini, firma di Repubblica, e Pietro Senaldi, condirettore di Libero. Cappellini, senza uscire dal solco tracciato, continuava ad attribuire al governo una responsabilità politica per la sciagura avvenuta in Calabria. Ma Senaldi, in collegamento, gli ha risposto a tono.

"Questi venivano dall'Afghanistan, sapete quanti paesi ci sono tra lì e l'Italia?", ha affermato provocatorio Senaldi, rivolgendosi agli altri ospiti del programma condotto da Francesca Barra Roberto Poletti. Senaldi ha poi contestato chi attribuisce al governo italiano la colpa del disastro "dovuto a una serie di errori sul territorio". Poi, ecco la dura risposta a Cappellini: "Dobbiamo forse creare corridoi umanitari tra l'Italia e l'Afghanistan? Allora facciamoli anche per chi arriva dalla Tasmania, dal Giappone e dal Perú", ha picchiato duro.

 

Commentando l'indagine della procura di Crotone, Senaldi ha ricordato come al governo non venga imputato nulla: "L'inchiesta sostiene che, eventualmente, se ci sarà una condanna, è per chi era sul posto e non ha agito correttamente". Come detto, sei persone della Finanza e della Guardia Costiera sono finite nel registro degli indagati. Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha poi difeso le forze dell'ordine, sostenendo la loro "estraneità a ogni possibile responsabilità relativa al naufragio di Cutro", posizione poi condivisa anche da Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti. Ora, toccherà al processo fare definitivamente luce su eventuali responsabilità per la strage di Cutro.

 

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