Orfani come piovesse, quando Whitman copiava Dickens
In Vita e avventure di Jack Engle o scoperto tra carte anonime, il poeta americano copia le tematiche delle Londra vittoria dello scrittore inglese
“Alle dodici e mezza spaccate (il sole che picchiava sul marciapiede di Wall Street) un giovane, che portava il pio nome di Nathaniel, si calcò sulla testa quasi rapata a zero un cappello di paglia, per il quale quella stessa mattina aveva sborsato la bella sommetta di venticinque centesimi, e annunciò l’intenzione di andare a pranzo…”. L’incipit sa di Dickens che piomba nella Grande Mela.
Quando, nel 2016, Zachary Turpin, ricercatore dell’Università di Houston, pescò da un polveroso archivio del Congresso l’unica copia esistente di Vita e avventure di Jack Engle (inedito oggi pubblicato in Italia da Mattioli 1885, a cura di Livio Crescenzi e Silvia Zamagni, pp 137 euro 14.90), be’, mai avrebbe pensato che il suo autore, sin allora rimasto anonimo, fosse Walt Whitman. Sì: “il buon poeta grigio” l’impudente populista newyorkese, il Gandalf della letteratura americana aveva scritto un romanzo a base di orfani, uomini cattivi e riscatto sociale. Turpin, beninteso, è un esperto di testi sepolti, una sorta di speleologo dell’editoria antica. Whitman è da sempre una sua ossessione. Poco tempo prima, infatti, lo studioso aveva già disseppellito Manly Health and Training, “piccolo trattato di igiene” che il poeta stesso pubblicò nel periodico The New York Atlas nel 1858. E la scoperta del nuovo testo da parte dell’occhio allenato di Turpin , all’insegna di una bizzarra serendipità, –come spiegano i curatori della versione italiana nella prefazione- si richiama a un articolo del New York Times datato marzo 1852; è, lì, tra quelle colonne che si annunciava l’uscita in sei puntate di questo “known unknowns”(un’opera conosciuta di nome ma che di fatto non conosciamo affatto) su un misconosciuto giornaletto vittoriano, il Sunday Dispatch, attraverso un testo di una banalità onestamente spiazzante: “(Saranno) Pagine che tratteranno di filosofia, filantropia, pauperismo, legge, crimini, amore, matrimonio, ecc in una suggestiva descrizione…”. E le descrizioni, stranamente in prosa, diventano filologicamente importanti e rappresentano per gli specialisti «la scoperta che cambia tutto quello che pensavamo sull'inizio della carriera di Whitman». Questo a detta di Ed Folsom, direttore della Walt Whitman Quarterly Review che ha ripubblicato online il romanzo mentre la versione cartacea sarà a cura dell'Università dell'Iowa: «È come entrare nella testa di un grande scrittore. Scopriamo il processo con cui Whitman scopre sè stesso». Ed è una bella scoperta.
La trama del romanzo, vergato in prima persona, fa molto Oliver Twist, in effetti. “Il suo nome è Jack Engle,(…) è alto circa cinque piedi e dieci, calzato e vestito, ha un paio d’occhi castani che s’accompagnano a guance rosse, e lancia occhiate assassine alle ragazze quando se ne tornano a casa dal lavoro in centro, passando per Nassau Street”, scrive Whitman. E Jack Engle è un orfano che incappa fortuitamente o deliberatamente di fronte alla bottega di Ephraim Foster. “Era una delle persone migliori che fossero mai vissute. Nonostante fuori dal suo negozio ci fosse un cartello con la scritta “non si fa credito”, di fatto Ephraim lo faceva e molto, specialmente se la famiglia che lo chiedeva era povera o con malati al seguito”. Senza tentennamenti, Ephraim accoglie Jack, reduce dalla perdita mesi prima del suo unico figlio, e lo porta a casa dalla moglie Violet che si rivelerà una madre molto presente e premurosa. A distanza di anni, Ephraim da vero padre, vuole assicurarsi il meglio per Jack e cerca di introdurlo nel mondo del lavoro optando per un percorso orientato allo studio della legge. Inizia così il suo percorso presso lo studio dell’Avvocato Covert, per il quale non impiega molto tempo a comprenderne la natura, un uomo privo di scrupoli, egoista e infinitamente avaro. Grazie a Wigglesworth, impiegato datato dello studio Covert, vengono portati alla luce fatti che riguardano le vere origini di Jack, scoprendo una truffa che dura ormai da lunghi anni e che riguarda non solo lui, ma anche una ragazza Martha, collegata in prima persona alle vicissitudini di Jack. Grazie all’aiuto dei suoi amici ed in accordo con la famiglia, Jack porterà alla luce il losco affare e tutti i suoi collegamenti, trovando finalmente la sua strada ed inaspettatamente l’amore. Il testo ricalca il genere del mystery novel: si tratta di, appunto, una debordante fantasia dickensiana che descrive le vite dei più poveri e la loro battaglia per la sopravvivenza, ammantata da una soffusa idea di giustizia che sfocia nel lieto fine. Da notare che Jack Engle viene pubblicato tre anni prima della silloge-capolavoro di Whitman, Foglie d’erba, anticipando di una sessantina d’anni, la raccolta di epigrafi di Edgar Lee Masters. E, nel capitolo XIX°, per dire, Jack passeggia nel cimitero della Trinity Church a Manhattan, contemplando quanto è scritto sulle lapidi, esattamente come nell’Antologia di Spoon River, “ogni iscrizione gli fornisce solo i nudi contorni d’un’esistenza ma la rimanda a una storia e a una vita e alle vite di coloro che l’hanno preceduto”, si legge sempre nella prefazione. Tra l’altro, nelle pagine affiora un coté di autofiction, dato che lo stesso padre di Whitman venne truffato davvero da un avvocato di New York.
Per rendere l’attualità di Whitman servirebbe un saggio a parte. In questi giorni di elezioni americane risuona nei consessi -specie repubblicani- la sua poesia, Sento cantare l’America, ispirata al suo idolo Abramo Lincoln (idolo forse anche sessualmente, dato che Walt era, diremmo oggi, abbastanza fluido). Whitman un modello letterario e patriottico inarrivabile, Dickens o non Dickens…