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L'umiltà eleva, ma fate attenzione a quella finta

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Steno Sari
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“Il primo segno di un uomo veramente grande è la sua umiltà”, scriveva uno scrittore inglese del XIX secolo. In una società come la nostra, dove imperano persone orgogliose ed egoiste e dove viene celebrata l’ambizione sfrenata e il successo personale, l’umiltà appare come una virtù d’altri tempi e viene scambiata spesso per codardia, debolezza o mancanza di autostima. In realtà chi è umile ha la forza di riconoscere i propri sbagli e i propri limiti. Anzi è l’orgoglio ad essere indice di debolezza, mentre per mostrare umiltà è spesso necessario avere molto coraggio.

Purtroppo alcuni sono umili solo in apparenza o sono rispettosi ed educati per cultura, mentre in realtà sono finti. La loro santocchieria tradisce la loro errata motivazione: il desiderio di elevarsi al di sopra degli altri. Sono molto orgogliosi e non ci vorrà molto perché la loro vera identità venga a galla. Qualcuno ha detto che se desideriamo conoscere la vera natura di una persona basta dargli il potere.

Nel momento in cui ricevono ricchezze o viene loro concessa una certa autorità si montano la testa, si levano la maschera e spesso mostrano di che pasta sono fatti. Sono ipocriti e disposti a tutto pur di ottenere quello che vogliono: la preminenza. Cercano amici o compagni in base a ciò che questi possono fare per accrescere il loro prestigio e la loro reputazione.
È anche vero che essere schietti o sicuri di sé non significa essere necessariamente presuntuosi e che essere umili non significa essere privi di capacità o non riuscire a conseguire nessun traguardo; provare un certo grado di orgoglio quindi non è di per sé sbagliato. A patto, però, di non prendersi mai troppo sul serio. Molte volte, invece, l’eccessiva stima di sé, il sentirsi superiori a motivo di capacità, aspetto, ricchezza, istruzione o posizione sociale porta ad essere superbi, meschini, alteri. Questo tipo di persone costruiscono una corazza attorno al proprio ego, corazza spesso alimentata dalla paura di essere smentiti e dalla debolezza di non voler riconoscere i propri limiti. Chi pensa così di sé non solo si sente superiore agli altri, ma tende a disprezzarli.

La modestia è invece una qualità che non ha bisogno di ostentazione e che richiede il coraggio di non pavoneggiarsi. La persona modesta non oltrepassa i limiti del comportamento corretto. È consapevole di non sapere tutto e non ha paura di perdere prestigio o considerazione perché ha un concetto realistico di se stessa, dei propri pregi e dei propri difetti, dei propri successi e dei propri fallimenti. Una mente aperta, modesta, capace di dire “non so” senza timore, è libera da pretenziosità, presunzione, vanità e vanagloria. Non suscita in altri uno spirito competitivo di rivalità ma promuove armonia e contentezza, qualità indispensabili per essere felici. Scriveva Tolstoj: “Una persona arrogante si considera perfetta. Questo è il principale danno dell’arroganza. Interferisce con il compito principale di una persona nella vita: diventare una persona migliore”. Per questo qualcuno ha detto che un buon carattere rende una persona speciale, il carisma la rende solare ma è l’umiltà che la rende davvero unica.

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