L'appello di Leone, la pace e quei cattolici "fuorvianti"

C’è per ora una sorprendente vicinanza fra l'azione di Trump e le esortazioni di Leone XIV, pur essendo due leader assai diversi con responsabilità e compiti diversi
di Antonio Soccilunedì 23 giugno 2025
L'appello di Leone, la pace e quei cattolici "fuorvianti"
3' di lettura

Il presidente Trump rifiuta sia l’isolazionismo dogmatico di certi Maga (che consegnerebbe il mondo a poteri folli), sia le guerre ideologiche di Neocon e Dem (che tanti danni hanno fatto in passato). Vecchi schemi da archiviare. Invece c’è per ora una sorprendente vicinanza fra la sua azione e le esortazioni di Leone XIV, pur essendo due leader assai diversi con responsabilità e compiti diversi. Il Pontefice ha affermato che «nessuno dovrebbe mai minacciare l’esistenza dell’altro»: è chiaro che l’esistenza dello Stato di Israele, colpito per decenni da organizzazioni terroristiche islamiste e minacciato di totale distruzione dall’Iran, debba essere difesa dagli Usa. Il Papa anche all’Angelus di ieri ha esortato a puntare sulle trattative: bisogna riconoscere a Trump di aver chiesto fino all’ultimo, con ostinazione, all’Iran di tornare al tavolo e ancora lo chiede per fare la pace con la rinuncia definitiva al nucleare da parte di Teheran.

Infine Leone XIV ha chiesto a tutti «l’impegno per costruire un mondo più sicuro e libero dalla minaccia nucleare»: bisogna riconoscere a Trump il merito di aver bombardato una fabbrica di atomiche, scoraggiando la corsa all’arma nucleare. Un’operazione mirata, singola, che non ha colpito le popolazioni civili, ma ha distrutto un’industria di morte. Sarebbe giusto riconoscere al presidente americano i suoi meriti. A costruire la pace nel mondo è molto più lui che manifestazioni come quelle di sabato a Roma.

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L’on. Luigi Marattin, che non è certo di destra, le ha descritte con durezza (forse anche mettendole insieme): «Ieri a Roma c’è stata una manifestazione dove si chiedeva di uscire dalla Nato, si bruciavano le bandiere della Ue e della Nato, ci si proclamava “anti-sionisti” e si chiedeva la cancellazione dello stato di Israele. A questa manifestazione erano presenti ufficialmente i partiti che compongono la metà della coalizione di centrosinistra (Movimento Cinque Stelle e Avs), e diversi parlamentari e dirigenti dell’altra metà (il Partito Democratico)». Marattin non crede che i “liberaldemocratici” possano coalizzarsi con costoro. Ma una sinistra così estremista dovrebbe far riflettere anche quel mondo cattolico e quella parte della Chiesa che hanno guardato con simpatia a questa manifestazione.

Ieri il Sole 24 ore titolava in prima pagina: «Parolin: un bene la mobilitazione contro il riarmo». E il Corriere della sera: «Parolin approva la manifestazione: “Bene mobilitarsi. Era questo l’appello del Giubileo”». Se il card. Parolin, ottimo diplomatico, fosse stato ben informato avrebbe evitato di associare il Giubileo e papa Francesco a quelle mobilitazioni. Leggo, per esempio, dalla cronaca di Fabrizio Caccia sul Corriere della sera: «È un corteo molto composito, con oltre 400 associazioni che aderiscono alla campagna “Stop ReArm Europe” e in mezzo c’è un po’ di tutto, compresi quelli di “Contronarrazione”, venuti da Genova, che si mettono insieme a ragazze iraniane e ragazzi con la kefiah palestinese dietro a uno striscione giallo, “Asse della Resistenza”, nome non casuale, con dei mitra verdi disegnati sopra. E uno di loro lo dice apertamente: “Noi stiamo con Hamas”. “Free free Palestine”, “Siamo tutti antisionisti”, cantano i militanti del Fronte della gioventù comunista con le bandiere rosse».

Che c’entra questo con il Giubileo? Se il card. Parolin avesse saputo avrebbe evitato di dichiarare: «È bene, è bene che ci sia una mobilitazione, in generale per evitare la corsa al riarmo. Rientra nell’appello che Papa Francesco ha fatto nella Spe non confundit, ovvero l’invito ad usare i fondi impiegati per le armi per risolvere i problemi della fame». Dal momento che la Santa Sede ha questo obiettivo, il card. Parolin, invece di elogiare una manifestazione estremista, dovrebbe dire alla Cei e ai vescovi europei di opporsi energicamente al mega riarmo Ue voluto dalla Von der Leyen e di smetterla di propagandare in tutte le occasioni la Ue e perfino il manifesto di Ventotene, come hanno fatto e fanno i vescovi.

Giustamente Leone XIV, il 23 maggio, incontrando la presidenza dei vescovi della Ue, sempre fanaticamente europeisti, ha espresso la sua critica all’esagerata spesa in armamenti decisa dalla Commissione. Il cortocircuito dei cattoprogressisti è anche quello di certi Neocon e certi filo-Dem che hanno applaudito le guerre Usa in cui si bombardavano le popolazioni civili e si scagliano oggi contro Trump che invece bombarda la fabbrica di atomiche. Il presidente Usa spazza via tutti gli schemi ideologici.

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