«Nuova ossessione, che brucia ogni silenzio, dammi ancora anestetici sorrisi». A Torino la scena antifascista è da sempre tormentata. Questa volta a lasciare è uno dei fondatori dei Subsonica, Max Casacci, e l’abbandono arriva in merito alla lista dei garanti firmatari del patto col comune capoluogo piemontese per trasformare il centro sociale Askatasuna in un bene comune. E qui viene in mente Leo Longanesi quando ci sussurrava, all’orecchio, che la rivoluzione gli italiani la volevano fare- proprio la linea che sembrano aver intrapreso i cari compagni piemontèis- con l’ausilio dei carabinieri. Eccola la nuova ossessione. E mentre Casacci lascia dicendo «nessun ripensamento di natura “politica”. Continuo a sostenere attivamente l’iniziativa», come riporta l’edizione torinese del Corriere della Sera, a prendere il posto del musicista nell’elenco sarà il sindacalista ex Fiom, e ora fiore all’occhiello di Potere al popolo, Giorgio Cremaschi. Ma prima di arrivare al romano classe 1948 andiamo a vedere chi sono gli altri firmatari. Hanno aderito al patto col comune Rosa Lupano, Loredana Sancin, Elisa Turro, l’Asd Dopolavoro47 e Ugo Zamburro.
Quest’ultimo, definito dal Corsera, come «coraggioso psichiatra portavoce del progetto istituzionale». Bel biglietto da visita. Eccolo Cremaschi, di lui stavamo parlando. Quale settimana fa, lo abbiamo raccontato su queste colonne, attaccava l’attuale sistema di Fascismo aziendale che impone una «militarizzazione dei lavoratori». Articoli che fanno rivalutare la linea editoriale di Lotta Comunista. Inoltre celo ricordiamo lo scorso anno quando a L’aria che tira invocava la ghigliottina per i ricchi, che dovevano a sua detta avere paura. Sarà che venendo dalla risma del poeta André Chénier, ghigliottinato nel 1794 dalla rivoluziona francese, queste parole le vediamo perdersi nel vento. Oppure quando si auspicava, per l’Italia, più odio sociale. I fantasmi dal 1917 russo. Le parole del sindaco del Partito Democratico, Stefano Lo Russo, sulla regolarizzazione dell’Askatasuna ce le ricordiamo tutti. E per chi si fosse sintonizzato ora su questi canali le ricordiamo. «Per noi è estremamente importante che vi siano in città spazi in cui ci sia dibattito», ha detto Lo Russo.
L'aria che tira, il delirio di Cremaschi: "I ricchi devono avere paura, sento il bisogno della ghigliottina"
Oggi, mercoledì 19 giugno, è andata in onda una nuova puntata de L'aria che tira, il talk show politic...Ma non finisce qui. «Sono convinto che quello che fa la differenza tra una democrazia e una non democrazia è questo tipo di impostazione. Siamo consapevoli della portata politica che ha questa decisione. È un patto civico dentro il quale si garantisce l’utilizzo di un bene pubblico in un quadro di legalità». Ecco la ribellione come fiancheggiatori delle istituzioni. Oppure ci ricordiamo a fine luglio quando si è aperta un’inchiesta che ha visto 47 indagati per incidenti a Torino e in Valsusa, tra l’ottobre 2023 e l’aprile 2024, con il coinvolgimento di alcuni esponenti del centro sociale piemontese. O ancora, in barba all’antirazzismo imperante del Csoa, quando Quarta Repubblica, in un servizio in cui si indagava sull’operato degli antifascisti torinesi, raccontava come «le conversazioni captate hanno certificato come la solidarietà espressa, soprattutto verso gli stranieri, è stata solo apparente e del tutto strumentale a ottenere il “favore” degli stranieri e il loro contributo nelle manifestazioni di lotta contro lo Stato e le istituzioni». In un coacervo dove l’immigrazione serve come parafulmine per coprire il proprio operato e cercare agibilità politica che, a quanto pare, riescono a ottenere senza particolari difficoltà. In una sorta di chiedi e ti sarà dato. «Tra facce da dimenticare», sempre i Subsonica ci spiegano quello è realmente l’Askatasuna. Un dettaglio della politica obliabile.