"È tempo di ristabilire la verità dei fatti". Federica Corsini rompe il silenzio su Report e sull'affaire che ha coinvolto il marito Gennaro Sangiuliano e Maria Rosaria Boccia. La giornalista del Tg2 parla di "una conversazione (quella trasmessa dal programma di Sigfrido Ranucci) con mio marito registrata a mia insaputa e in maniera illecita. Qui la politica non c’entra, non vedo come il Garante della Privacy, e lo dico da giornalista, potesse giungere a conclusioni differenti".
A dire che l’audio non andava trasmesso alla trasmissione di Rai 3 è la procura "nella richiesta di rinvio a giudizio della persona che ha operato la registrazione". "Veder diffusa la mia voce - spiega delusa al Corriere della Sera -, le mie reazioni e il mio privatissimo stato emotivo è umiliante. Un giornalista avrebbe dovuto sapere molto bene che l’audio non aggiungeva nulla alla notizia, se non la mia umiliazione". Secondo lei "una volta ascoltata la registrazione, il giornalista poteva informare l’opinione pubblica del contenuto ma non diffondere la mia voce e la mia sofferenza. Ed è questo che il Garante ha statuito. Peraltro la tesi proposta dal giornalista coincideva con quella della persona che aveva illecitamente registrato e fornito l’audio, la cui versione è stata smentita dalla Procura che le contesta gravi ipotesi di reato".
A esprimere la propria solidarietà è stata l'Associazione Giornaliste Italiane secondo cui Corsini, "vittima di una vicenda che ha travolto la sua sfera personale e professionale, e che oggi pone interrogativi profondi sul senso del giornalismo e sulla responsabilità del servizio pubblico. Quanto sta accadendo è, francamente, surreale. Una persona vede violata la propria privacy, viene esposta al pubblico ludibrio attraverso la diffusione di un audio acquisito in modo illecito e che, come risulta dagli atti, molti altri colleghi e testate avevano rifiutato di pubblicare proprio per rispetto delle regole e della deontologia".
Ranucci riparte con l'assalto a Fdi
Dopo l’attentato, Ranucci torna in tv. E lancia un nuovo assalto anti-governativo. Anzi contro Fratelli d’It...Da qui le domande: "Perché allora Report ha scelto di farlo? Perché altri giornalisti hanno saputo fermarsi, mentre il servizio pubblico no? La vicenda si è poi aggravata con il tentativo di accreditare la tesi secondo cui la decisione del Garante per la protezione dei dati personali sarebbe stata determinata da ‘influenze politiche’. Un’affermazione grave e infondata, anche alla luce del fatto che il Garante della privacy è stato eletto nel 2020, quindi ben prima dell’attuale governo, all’epoca era in carica il governo Conte II. Ma davvero è questo il livello del dibattito pubblico?".

