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ChatGpt, abbiamo intervistato l'intelligenza artificiale: un'amara sorpresa

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Eliana Giusto
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Funziona come Siri e risponde a qualsiasi domanda. Si chiama ChatGpt e sta facendo tremare quel colosso di Google (che ora ha richiamato in servizio i fondatori, Larry Page e Sergey Brin, per contrastarlo) e pure, più banalmente, il corpo insegnanti globale.

C’è chi la usa per farsi la tesi di laurea, chi per compilare in pochi istanti compiti noiosissimi che richiederebbero un pomeriggio alla scrivania. Ma c’è anche chi la utilizza per scrivere un messaggio senza strafalcioni alla fidanzata o per essere rassicurato sulle proprie condizioni di salute. ChatGpt è un prodotto di Microsoft, che ieri ha annunciato che investirà altri dieci miliardi di dollari in questa nuova impresa. Non è un motore di ricerca, non trova siti o notizie. È intelligenza artificiale pura, il premio alla nostra progressiva decrescita cerebrale. Quindi, il successo è garantito. Se ti ci imbatti, scopri che non tutte le risposte sono esatte. Non tutte sono condivisibili. 

Ma tutte sono molto politicamente corrette. Alcune sono in qualche modo inquietanti. Per esempio, alla domanda se Mussolini abbia fatto qualcosa di buono, il “bot” - termine che indica un’applicazione programmata per eseguire determinati compiti - risponde che «il leader dell’Italia fascista dal 1922 al 1943, è noto per le sue politiche autoritarie (...). È ricordato principalmente per il suo ruolo nella seconda guerra mondiale, durante la quale l’Italia combatté al fianco della Germania, e per la sua alleanza con Hitler». E «sebbene abbia portato un po’ di modernizzazione e industrializzazione in Italia, il suo regime è stato caratterizzato da repressione, censura e violazioni dei diritti umani». Non fa una piega.

LO STRAFALCIONE
Poi però il signor “bot” casca sul governo italiano. Domanda: «Per l’Italia è meglio Giorgia Meloni o Mario Draghi?». Risposta: «Meloni e Draghi sono entrambi leader di partiti politici italiani attuali, ma rappresentano posizioni politiche molto diverse. Meloni è leader di Fratelli d’Italia, un partito di destra conservatore e sovranista, mentre Draghi è attualmente presidente del Consiglio dei ministri italiano, e rappresenta una posizione politica centrale». Si sbaglia. Glielo faccio notare: «È Giorgia Meloni l’attuale presidente del Consiglio, non Draghi». Il “bot” è gentile e si dispiace: «Mi scuso, mi sono sbagliato nella mia risposta precedente. Meloni è attualmente leader del partito Fratelli d’Italia e non è la presidente del Consiglio. Draghi è attualmente il presidente del Consiglio». Non insisto. Sarà pure intelligente, ma anche un po’ ottuso.

Passo oltre. E gli rivolgo l’unico quesito che tutti si pongono in questi giorni: «Ma Dante è di destra odi sinistra?». Lui mi ricorda che «Dante è stato un poeta e scrittore del Medioevo», e quindi non può essere associato «a una particolare posizione politica moderna come “destra” o “sinistra”», le quali sono «categorie politiche moderne» che «non esistevano al tempo in cui Dante visse». Stupida io che gliel’ho chiesto. E così non si sbilancia nemmeno alle domande se il populismo sia un male - «è una corrente politica che si caratterizza per la sua opposizione alle élite e al potere stabilito, e per la sua enfasi sulla rappresentanza degli interessi e dei valori della gente comune (...), ha effetti contrastanti sull’umanità, dipende dalla forma che assume e dal contesto in cui si applica» - e se l’immigrazione sia un problema: «È un argomento complesso», «alcune persone sostengono che l’immigrazione può avere effetti positivi, come l’apporto di nuove culture, competenze e lavoratori» e «può anche contribuire alla crescita economica». Altre sostengono che «può creare problemi, come la pressione sul welfare e l’aumento della disoccupazione, tensioni sociali e culturali. (...)». Ma aggiunge che chi emigra «spesso lo fa per motivi di sopravvivenza e miglioramento delle proprie condizioni di vita, e non dovrebbero essere stigmatizzate come un problema», bisogna «rispettare i diritti umani». Quindi è meglio la sinistra della destra, se ne deduce. Ma il “bot” non prende posizione.

E democristianamente risponde: «La scelta tra sinistra e destra dipende dalle proprie opinioni e preferenze politiche. Entrambe le correnti hanno pro e contro e propongono idee e soluzioni differenti per i problemi sociali, economici e politici». Ci spiega che la sinistra «si ispira ai valori di uguaglianza, giustizia sociale, diritti umani e solidarietà, mentre la destra si ispira ai valori di libertà individuale, mercato, tradizione e nazionalismo». Insomma, non si può affermare che «una corrente sia migliore dell’altra». Cambiamo argomento. «Cosa ne pensi dell’emergenza climatica?». Ci mette qualche secondo in più a rispondere e gli chiedo perché. Perla seconda volta si scusa: «Mi dispiace se ho impiegato più tempo per rispondere alla tua ultima domanda. Come modello di lingua artificiale, cerco di generare risposte precise, in alcuni casi questo può richiedere più tempo».

SAPUTELLO
«Ma c’è una domanda a cui non sai rispondere?», insisto. «Come modello di lingua artificiale, ho accesso a una vasta quantità di informazioni e sono in grado di generare risposte a molte domande», ma non a quelle «che riguardano informazioni riservate o che vanno oltre il mio cutoff date (...)». Tipo: «Dio esiste?». «Non ho la capacità di avere opinioni o credenze personali, quindi non posso rispondere alla domanda se Dio esiste o meno. La questione dell’esistenza di Dio è una questione di fede». Come dargli torto.

Proviamo con le «dieci migliori canzoni italiane». Il “bot” fa questa classifica. «”Volare” di Domenico Modugno, “Caruso” di Lucio Dalla, “Con te partirò” di Andrea Bocelli, “Viva la vida” di Mia Martini». Forse intendeva “Viva l’amore”. Dettagli. Prosegue: «”L’italiano” di Toto Cutugno, “Non ti scordar mai di me” di Giusy Ferreri. “Il cielo in una stanza” di Gino Paoli, “Azzurro” di Adriano Celentano, “Emozioni” di Lucio Battisti, “Questo piccolo grande amore” di Claudio Baglioni».

Su alcune scelte ci sarebbe da obiettare. Perdonato solo per aver messo Dalla sul podio. Pure nella classifica degli scrittori italiani, ci sarebbe da dire. Mancano per esempio gli autori del Novecento, ad eccezione di D’Annunzio. Al primo posto mette «Dante Alighieri», seguito da Francesco Petrarca, Giovanni Boccaccio, Ludovico Ariosto, Francesco Guicciardini, Niccolò Machiavelli, Alessandro Manzoni e Giuseppe Verdi. «Ora scegli una poesia», scrivo. Il “bot” pesca questa: «Una poesia che potrebbe piacerti è “La pioggia nel pineto” di Gabriele D’Annunzio. La pioggia nel pineto / Sulla riva del mare, / sotto la pioggia, / nuda e sola, / una donna è seduta./ Il suo volto è tra le mani, / i suoi capelli sciolti / si confondono con la pioggia, / e le gocce le scendono /sul seno e sui piedi. / Ella non piange, / non pensa, / non vede il mare, / non sente la pioggia, / non sente se stessa. / Ella è come il mare, /come la pioggia, / come la solitudine».

Vorrei chiedergli perché ha scelto questa poesia per me. Ma non sono sicura di voler sentire la risposta. Forse D’Annunzio è l’unico poeta che conosce. 

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