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Il terrorismo per fare politica, il solito vizietto della sinistra

Pietro Senaldi
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Alfredo Cospito è un anarchico di 55 anni. Alfredo Cospito però è soprattutto un criminale, in carcere da dieci anni e in attesa di una condanna definitiva. È in prigione per il ferimento dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare e per aver messo due bombe a basso potenziale davanti alla caserma della Scuola Allievi dei Carabinieri di Fossano. È in carcere con l’accusa di tentata strage, commutata da qualche mese in tentata strage politica. Si tratta di un reato gravissimo, non riconosciuto neppure per la strage di Bologna e che ha determinato il passaggio del detenuto al regime penitenziario del 41bis, che prevede forti privazioni della socialità, ritenute addirittura incostituzionali.

La Corte Costituzionale deciderà in merito il 20 aprile, ma per allora Cospito, che è in sciopero contro il carcere duro cui è sottoposto, potrebbe essere già morto da un pezzo. Questo giornale, che è per il rispetto dei diritti umani e contro l’accanimento carcerario, ha scritto più di una volta per condannare l’applicazione a Cospito, che è giustamente in cella, di un regime penitenziario mirato a impedire ai boss mafiosi e ai capi del terrorismo eversivo di continuare a comandare da dietro le sbarre e quindi non pensato per lui.

 

 

 

L’UNICO RIFUGIO

Quanto avvenuto però ieri a opera dei movimenti anarchici a Barcellona e Berlino, dove sono state attaccate le sedi diplomatiche italiane, e a Torino, dove è stato dato fuoco a un ripetitore, nonché qualche mese fa ad Atene, con un attentato incendiario, impone qualche considerazione ulteriore. La prima è che, anche se non hanno causato vittime, questi agguati sono atti terroristici. La seconda è che il terrorismo è l’eterno, unico rifugio e mezzo d’espressione che l’universo dell’estrema sinistra conosce. La terza è che è alquanto improbabile che essi siano stati architettati da Cospito, che è in condizioni fisiche preoccupanti, però i loro autori hanno indicato nella richiesta di attenuare il carcere duro al loro compagno la motivazione dei loro gesti ma è evidente che sarà lui a pagarne il prezzo più caro. Va da sé che ciascuno di questi atti complica, anziché semplificare, la situazione del detenuto perché, se sfidato dal terrorismo, lo Stato non può abbassare la testa e mostrare il proprio volto pietoso. Oltre ai suoi compagni anarchici, gli altri veri nemici di Cospito sono tutti coloro che, da sinistra, hanno provato a buttare in vacca l’arresto di Matteo Messina Denaro con non provate teorie di una trattativa tra lo Stato e la mafia mirate unicamente a svilire un successo del governo Meloni.

 

 

 

IL RITORNELLO

Il boss si è consegnato in cambio dell’eliminazione del 41bis, è stato il ritornello dei cacasenno da redazione ormeggiati a sinistra. Ë per colpa di questa marmaglia, pronta a interpretare un gesto di umana carità verso Cospito come il primo passo verso concessioni ai mafiosi in carcere, se difficilmente la giustizia mostrerà il suo volto più equo. L’alternativa sarebbe esporre Meloni e soci a una valanga di attacchi strumentali. In politica infatti ti vengono rinfacciati pure i gesti umanitari. 

 

 

 

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