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Germania, "concorrenza falsata": il vergognoso aiutino della Ue

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Michele Zaccardi
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Alla fine la montagna ha partorito un topolino. Dopo un mese di discussioni, ieri la Commissione Ue ha varato la risposta europea all’Inflation Reduction Act maxi piano Usa di sussidi green da 370 miliardi di dollari: un nuovo regime, molto più permissivo, sugli aiuti di Stato. Niente Recovery Fund né un fondo sovrano alimentato con risorse comuni, dunque. Il Green Deal per l’industria, questo il nome del pacchetto di misure, consentirà ai Paesi membri con maggiori spazi di bilancio, come la Germania, di finanziare le proprie imprese che sono attive nei comparti dei semiconduttori, delle batterie e di tutte le tecnologie necessarie alla transizione ecologica.

SOLDI PER CHI PUÒ
Tutti gli Stati che invece non potranno permettersi di sussidiare in modo massiccio le proprie aziende, a cominciare dall’Italia, si troveranno a fare i conti con una concorrenza falsata all’interno del mercato europeo, con il rischio concreto di una perdita di competitività internazionale. Le nuove regole sugli aiuti resteranno in vigore fino alla fine del 2025, mentre le attuali disposizioni del quadro temporaneo di crisi, adottato a marzo 2022, saranno applicabili fino al 31 dicembre di quest’anno. Il governo tedesco nel settembre 2022 ha stanziato, (fondi fuori bilancio), 200 miliardi di euro contro il caro energia. Inoltre, il termine del 31 dicembre 2025 riguarda solo il momento della concessione degli aiuti di Stato e non l’esborso effettivo dei finanziamenti, che potranno venire erogati anche dopo la scadenza del 2025.

La novità del piano è rappresentata dal nuovo strumento “matching aids”, che consente ai Paesi membri di stanziare, a certe condizioni, lo stesso ammontare di sussidi offerti da uno Stato terzo per lo stesso settore economico. Vengono poi ampliate le soglie perla concessione degli aiuti pubblici, con i limiti si riducono all’aumentare del livello di ricchezza della regione. Infine, con l’obiettivo di facilitare gli investimenti per la transizione ecologica e digitale, gli Stati saranno esentati dall’obbligo di notifica preventiva (e della conseguente approvazione) dei sostegni alla Commissione Ue. Insomma, non esattamente un sistema in grado di garantire «la parità di condizioni nel mercato unico» come ha rivendicato invece la commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager. Le modifiche introdotte alla disciplina sugli aiuti di Stato, ha spiegato, offrono «ai Paesi membri la possibilità di dare sostegni in modo rapido, chiaro e prevedibile», aggiungendo poi che tali norme «sono proporzionate, mirate e temporanee».

RIPERCUSSIONI
L’impressione è che Bruxelles abbia deciso, una volta di più, di andare incontro ai desiderata di Berlino, dove è forte la preoccupazione per le ripercussioni dei sussidi Usa sulla propria economia. L’ultimo caso riguarda la vicenda del colosso americano Intel, che aveva in programma la costruzione di una fabbrica di chip in Sassonia. I 6,8 miliardi di incentivi che il governo tedesco ha messo sul piatto non sono sufficienti: secondo Bloomberg, per cominciare i lavori l’azienda ne avrebbe chiesti altri 5. Con le regole varate ieri dalla Commissione, la strada per finanziare l’operazione sarebbe tutta in discesa.

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