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Tommaso Montesano: meno tasse agli italiani, la sinistra si dispera e spara balle sugli ospedali

Tommaso Montesano
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Elly Schlein spara le sue cartucce a metà giornata con un video sui suoi canali social. «Anche oggi il governo ci dà una buona dose di propaganda quotidiana: annunciano 3,7 miliardi in più sulla sanità pubblica, ma la verità è che per il 2025 mettono soltanto 900 milioni che si aggiungono al miliardo già stanziato», scandisce la segretaria del Pd. «Siamo al solito gioco delle tre carte, come se gli italiani fossero stupidi, ma non ci faremo prendere in giro», avverte con tono concitato. Passano pochi istanti e dal ministero dell’Economia e delle Finanze ecco la nota che «smentisce» i calcoli di Schlein e dell’opposizione: «Alla sanità il prossimo anno andranno, rispetto al 2024, 2.366 milioni di euro in più». «Ci saranno sicuramente risorse», conferma il ministro della Salute, Orazio Schillaci, «la suddivisione tra quest’anno e l’anno prossimo è in corso».

«La sanità è tra le poche voci spesa che aumenta», certifica il numero uno del Mef, Giancarlo Giorgetti, pensando alle sofferenze degli altri ministri perla sforbiciata. La sfida - persa da Schlein sui numeri della sanità è esemplificativa della confusione che regna nel centrosinistra dopo il via libera alla manovra economica per il 2025 da parte del consiglio dei ministri. I partiti dell’opposizione non sanno che pesci pigliare in assenza di un incremento di tasse e accise. «Schlein non ne azzecca una», sintetizza Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia a Montecitorio.

I partiti del “campo largo” cercano appigli. «La tassa sulle banche non c’è. In realtà c’è un trucco: si tratta di una anticipazione di imposte», protesta uno dei due leader di Alleanza Verdi Sinistra, Angelo Bonelli. Usa le stesse parole il leader del M5S, Giuseppe Conte: «La tassa sulle banche non esiste, è un imbroglio diciamolo chiaramente». La vera tassa sugli extraprofitti, ricorda l’ex premier, «ce l’abbiamo noi, la porteremo in Aula alla Camera e speriamo che questa maggioranza ce la faccia discutere e votare». Il contributo di banche e assicurazioni- 3,5 miliardi- è l’altro cavallo di battaglia delle opposizioni. «È rimasto un piccolo anticipo di imposta spalmato su due anni. La tassa sulle banche continua a essere uno strumento di marketing politico», mastica amaro Irene Tinagli, eurodeputata dem.

E che dire dei tagli, in media del 5%, del budget dei ministeri? «Si inventano degli slogan: tagliamo i ministeri. Ma cosa gli tagliano, la carta igienica? Tu tagli delle politiche. Cominciamo a dire quali, no ipocrisie, che gli italiani non sono bambini», si innervosisce Pier Luigi Bersani, ex segretario del Pd. Insomma, non va bene se i tagli non li fai, e non va bene neppure se i tagli li fai. Poi c’è chi protesta per la sforbiciata in quanto tale. Come- dopo la stessa Schlein sul Corriere della sera - l’ex grillina Laura Castelli, ex numero due al Mef durante il governo di Mario Draghi, che delinea scenari apocalittici: «Questi tagli non hanno come indirizzo gli sprechi, ma inevitabilmente andranno a colpire le tasche degli italiani. Si preannunciano nuove purghe nei confronti dei cittadini». Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione Cultura alla Camera, vede nientemeno che un assalto a «cultura, istruzione e università».

I dem girano a vuoto. «La terza legge di bilancio del governo Meloni è una deludente fotocopia di quella dell’anno passato. Una manovra buona per tirare a campare», si limita a dire il responsabile economia del Pd, Antonio Misiani. Ma i numeri, e i destinatari delle misure governative, smentiscono l’opposizione. Capitolo sicurezza.

Per Matteo Mauri, responsabile sicurezza, per l’appunto, del Pd, «non c’è un euro in più per le Forze dell’ordine. Non è previsto, infatti, alcun aumento delle risorse». Peccato che i diretti interessati, ovvero i sindacati delle Forze di polizia, sostengano il contrario e ringrazino Palazzo Chigi. Domenico Pianese, segretario generale del Coisp, applaude il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, per l’incremento « di 100 milioni di euro per l’anno 2024» dello stanziamento destinato «alla remunerazione del lavoro straordinario».

Lo stesso fanno i leader di Siulp, Siap e Sappe, Felice Romano, Giuseppe Tiani e Donato Capece: «Quanto anticipato dal Consiglio dei ministri, se confermato, rappresenta una risposta concreta dell’esecutivo e della maggioranza alle esigenze reali del popolo in uniforme». I 100 milioni di euro in più per le prestazioni di lavoro straordinario del personale in divisa, aggiunge Stefano Paoloni, segretario generale del Sap, sono un «importante segnale da parte del governo». Con buona pace del Pd.

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