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Beppe prepara la presa di Parma con i voti del centrodestra

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Eliana Giusto
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Grillo a Parma deve assolutamente vincere, altrimenti tocca dare ragione a Napolitano: «Ma dov'è questo boom?». Con tutto il rispetto per Sarego, seimila abitanti in provincia di Vicenza dove i grillini hanno conquistato il loro primo municipio, la piccola capitale è un'altra cosa. Qui si rischia di vedere Beppe Grillo alla prima del Regio e sarebbe uno spettacolo molto più interessante della milionesima «Aida». Ci sono ballottaggi grilleschi anche a Comacchio e Budrio, è vero, ma sono centri periferici e poi volete mettere il fascino di culatelli, prosciutti e strolghini con quello di anguille e ocarine?  L'eventuale vittoria di Federico Pizzarotti sarebbe una pacchia per giornalisti, commentatori, curiosi, e per mesi, forse per anni, Parma starebbe sulla ribalta nazionale finalmente non per storiacce di arresti, bancarotte e debiti. Se invece la spuntasse Vincenzo Bernazzoli, il candidato del centro-sinistra, ci sarebbe molto meno da scrivere, quasi niente. Come andrà a finire non lo sa nessuno, a cominciare dai sondaggisti che dei grillini parmigiani si sono accorti dopo la proclamazione dei risultati elettorali. Le indicazioni - I capi sconfitti non vogliono dare indicazioni. Mauro Libè, guida dell'Udc che è andata male, riunirà i suoi, parlerà, ascolterà, discuterà, valuterà, e alla fine lascerà libertà di voto. Luigi Villani, uomo forte del Pdl che è andato malissimo (rischia addirittura di non entrare in consiglio comunale), riunirà i suoi, parlerà, ascolterà, discuterà, valuterà, e alla fine lascerà libertà di voto. Libè, fedele a Casini fino alla somiglianza fisica, cerca di non sbilanciarsi: «Volessi fare uno scherzo a Parma voterei i grillini, ma poi chissà come amministrano». Villani si scaglia contro l'ex sindaco Ubaldi, colpevole di avere spezzato il fronte del centro-destra: «È stato il promotore della disfatta con la sua presunzione da piccolo Napoleone di andare avanti da solo, mentre se avesse accettato un accordo oggi al ballottaggio ci saremmo noi». Allora telefono al piccolo Napoleone che prima di partire per Sant'Elena potrebbe avere una dichiarazione importante da fare. Sarà vero quello che si dice, che voterà e che (per quanto possibile) farà votare Pizzarotti? «Direttive agli aderenti non se ne danno, certo che Bernazzoli rappresenta il vecchio, il trito e ritrito...». Credo di avere capito e a questo punto non mi resta che telefonare al nuovo, talmente nuovo che in città non l'ho mai visto. Eppure abita in centro, come me, e in centro a Parma non è che abitiamo in tanti. Mi viene il sospetto che non beva, né vino (altrimenti ci saremmo incontrati al Tabarro o all'Enoteca Fontana di strada Farini) né cocktail (altrimenti lo avrei notato da Cocconi in strada Repubblica o a Palazzo Dalla Rosa-Prati a fianco del Battistero). Può darsi che non mangi nemmeno, visto che il mio radar non l'ha mai localizzato né da Parizzi né all'Osteria del Gesso. Almeno risponde al telefono ma è un rispondere per modo di dire: «Non chiederemo alleanze a nessuno, andremo avanti da soli come sempre, rivolgendoci direttamente ai cittadini». Questo, in analoghi frangenti, lo dicono più o meno tutti. «Ai cittadini che al primo turno hanno votato altri candidati e a quelli che non hanno nemmeno votato». Senza dirlo esplicitamente (per certe cose l'uomo nuovo si dimostra cauteloso come un vecchio democristiano) si sta rivolgendo al popolo del centro-destra, astenutosi in massa. Ma con quali proposte? Solo col «no all'inceneritore» che dal Piemonte alla Puglia è la fissazione di ogni grillino che si rispetti? Non l'avessi mai detto, Pizzarotti mi attacca un pippone sul trattamento dei rifiuti, a conferma dei miei timori: non c'è dubbio, ho di fronte un ambientalista utopista.  La spazzatura - Credo che l'argomento spazzatura non attirerà più di tanto i leghisti delusi né i berlusconiani in libera uscita, specie se verrà notata la componente decrescista e illiberale del programma pentastellato, che proprio nel capitolo Ambiente appare irto di obblighi, divieti e prescrizioni. La Confindustria, che in città conta qualcosa, risulta perplessa. Un giovane industriale, e non sto parlando di un padrone delle ferriere ma di un illuminato quasi olivettiano, quando ha letto le ultime dichiarazioni dello sfidante si è messo le mani nei capelli: «È contro l'inceneritore e contro il Regio, quindi il suo programma rappresenta l'esatto contrario di ciò che serve a questa città». Ho l'impressione che per sfondare a destra Pizzarotti, goffo come sono spesso gli idealisti, abbia urgente bisogno di Grillo, che infatti minaccia di calare a Parma per comiziarvi un giorno intero. Il comico-ormai-politico genovese, che goffo non lo è per niente, si scaglierà da par suo contro Monti e contro le tasse, aggiungendoci magari una battuta contro l'immigrazione che produce disoccupazione, e allora sì che gli ex leghisti e gli ex pidiellini sentiranno musica per le loro orecchie. E poi magari si accorgeranno che questo Pizzarotti abita in centro, lavora in banca, porta la fede al dito: se parlasse meno di raccolta differenziata, sarebbe un borghese perfetto. di Camillo Langone

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