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I giovani Pdl più che il nuovo sono baciaculo

I partiti sono vecchi e i rottamatori hanno ragione. Ma se vogliono vincere devono fare le scarpe ai papaveri, non lustrargliele

Giulio Bucchi
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I partiti sono finiti? Sì, questi partiti sì. Il Pdl è finito? Sì, è il più finito di tutti. Ha senso emulare Grillo? È ridicolo. Ha senso guardare a Montezemolo? Ma per favore. Hanno senso i rottamatori, i formattatori del Pdl, i gruppi tipo «Ripartire da zero»? Sì, hanno senso a prescindere, qualsiasi magma è meglio dei fossili. Il punto è che non possono esserci passaggi indolori: non c'è parlamentare che non voglia ripartire almeno da uno, lui. Quindi i vari giovani e giovinastri, per favore, non ci facciano perdere tempo: se i papaveri pidiellini li benedicono c'è già qualcosa che non va, se già parlano di «collaborazione» e di «nessuna contrapposizione»  significa che sono dei baciaculo in attesa di cooptazione, nella miglior tradizione Pdl. In politica, come in natura, nessun vecchio aiuta un giovane a farlo fuori: nella sgraziata richiesta di dimissioni che un giovinastro pidiellino ha fatto ad Alfano - uno che peraltro non se lo merita - c'era comunque più humus politico e che in anni di parolame all'ombra dei brontosauri. Era un segno di vita, almeno. Quindi i ragazzotti si tolgano la cravatta, che fa caldo, e le varie fighette scendano dai tacchi, che in piazza s'incastrano nei sampietrini. Ai papaveri dovete fargli le scarpe, non lustrargliele. Altrimenti spostatevi: dobbiamo ascoltare l'ultima dichiarazione di Cicchitto. di Filippo Facci

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