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Il colpo di spugna di Monti:ci condanna a Equitalia

Monti ci condanna a Equitalia

L'esecutivo proroga di sei mesi l'attività di riscossione sui tributi degli enti locali dell'agenzia di Befera: muore prima di nascere qualsiasi società concorrente

Andrea Tempestini
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    di Franco Bechis La norma è stata inserita un po' alla chetichella nell'ultimo comma dell'articolo 9 del decreto legge che taglia i costi delle Regioni. Ha l'aspetto innocente di una proroga di soli sei mesi, durante i quali Equitalia continuerà a gestire i contratti in essere per la riscossione dei tributi degli enti locali. Da mesi molti comuni si stavano organizzando in proprio (avevano annunciato le disdette dei contratti di Equitalia per primi i comuni veneti), e l'Anci aveva pure bandito una gara per la convenzione con un nuovo soggetto in grado di sostituire Equitalia. L'assegnazione era prevista per il prossimo 15 ottobre e l'idea era quella di costruire una partnership fra Anci Riscossione, società nata nel luglio scorso, e il vincitore della gara, per cui sembrava in pole position la cordata composta dal Gruppo Engineering e Poste Tributi. Secondo la legge esistente infatti dal primo gennaio 2013 ogni ente locale avrebbe potuto decidere in proprio le modalità di riscossione de-equitalizzandosi secondo lo slogan coniato da numerosi sindaci.  L'arrivo della proroga di sei mesi significa che per l'anno prossimo non se ne farà nulla, e nella migliore delle ipotesi si andrà a quello successivo. Ma il testo della proroga ha una perentorietà inattesa, stabilendo che «fino a tale data è fatto divieto di procedere a nuovi affidamenti delle attività di gestione e riscossione delle entrate e sono prorogati, alle medesime condizioni, anche patrimoniali, i contratti in corso». Si fosse trattato di dare semplicemente un po' di tempo in più agli enti locali che non erano pronti a partire autonomamente, si poteva lasciare la doppia opzione: chi da mesi aveva scelto l'alternativa, poteva procedere secondo i dettami di una legge votata un anno fa dal Parlamento e confermata all'inizio dallo stesso governo Monti. Avere chiuso tutte le porte in modo perentorio significa volere sbarrare la strada a chiunque possa sostituirsi alla società di riscossione pubblica guidata da Attilio Befera. Nella nota a margine del decreto legge approvato dal consiglio dei ministri alla fine della scorsa settimana si spiega che «in attesa del riordino della materia della riscossione delle entrate enti locali, si proroga la possibilità di Equitalia di disporre delle stesse, prorogando i contratti in essere». Come si è visto dal testo, non è un'opzione concessa, ma un obbligo imposto a tutti. E soprattutto, la norma di legge (l'ultimo decreto sviluppo di Giulio Tremonti del maggio 2011) che poneva fine alla dittatura di Equitalia nella riscossione comunale, non aveva alcun tipo di condizione, e stabiliva solo la libertà di riscossione locale a partire dal primo gennaio 2012 (poi Monti prorogò semplicemente la data al primo gennaio 2013). La norma spiegava: «a decorrere dal 1º gennaio 2012, in deroga alle vigenti disposizioni, la società Equitalia Spa, nonché le società per azioni dalla stessa partecipate (…) cessano di effettuare le attività di accertamento, liquidazione e riscossione, spontanea e coattiva, delle entrate, tributarie o patrimoniali, dei comuni e delle società da essi partecipate».  Ora spunta fuori insieme al nuovo rinvio anche un annunciato piano di «riordino della disciplina delle attività di gestione e riscossione delle entrate degli enti appartenenti ai livelli di governo sub statale», che la legge non prevedeva e di cui non si aveva finora alcuna notizia.  Eppure quel piano di riordino della riscossione, dove si stabiliranno anche gli aggi della stessa per le società scelte dai comuni, è il vero grimaldello che rischia di mandare gambe all'aria tutti i piani dei sindaci che volevano de-equitalizzarsi. Sarà un decreto del ministero dell'Economia probabilmente presentato già entro la fine di quest'anno a mettere regole che di fatto renderanno poco o nulla conveniente smarcarsi dalla società guidata da Befera. Può anche essere vero- come informalmente sostengono ambienti governativi- che siano stati proprio i sindaci di alcune grandi città a chiedere sottobanco all'esecutivo di impedire loro di staccare la spina di Equitalia. Fra loro ci saranno pure quelli bravi a fare comizi contro Equitalia, ma desiderosi di incassare la raccolta ogni anno garantita da Befera. Però è ormai evidente- accade la seconda volta in meno di un anno- che finchè ci sarà Monti alla guida dell'esecutivo, tutti i sogni di fisco dal volto umano, e ogni desiderio di tentare una via diversa alla riscossione dovranno essere archiviati. Finchè ci sarà super Mario, bisogna tenersi pure Equitalia.    

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