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Di Pietro impone il contratto pre-elettorale: se mi lasci ti spenno

Roberto Procaccini
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  Almeno nei consigli regionali, Antonio Di Pietro dorme sonni tranqulli. Il partito gli frana sotto i piedi, il gruppo Idv alla Camera dei Deputati rischia lo scioglimento perché ormai sotto il numero minimo di componenti, ma dai suoi eletti negli organi regionali non teme colpi bassi. Tonino si sente in una botte di ferro. Perché? Perché a loro ha fatto firmare al momento della candidatura una clausola contrattuale che prevede una consistente penale economica (fino a 100mila euro) in caso di cambio di casacca. Il cavillo blidato - Il senso dell'accordo è questo: i consiglieri regionali eletti nelle liste dell'Italia dei Valori sono tenuti a versare ogni mese 1500 euro al partito. Se non rinnovano la tessera, o peggio ancora lasciano il gruppo, o addirittura passano a un altro gruppo consiliare, il versamento schizza a 3500 euro. Per gli inadempienti, il contratto prevede una superpenale di 100mila euro. Partita doppia - C'è già un precedente: la clausola è stata fatta valere contro Giacomo Olivieri, consigliere regionale in Puglia, reo di aver lasciato il partito dopo le elezioni. Il consgiliere fedrigrafo si è visto arrivare un decreto ingiuntivo da 24.500 euro. Allora prendiamo il caso di un dissidente campano dell'Idv che volesse seguire Nello Formisano, appena uscito dal partito. Eletto nel 2010, il consigliere ha ancora davanti a sè circa 29 mesi di mandato. Lasciare Di Pietro gli costerebbe poco più di centomila euro. Chi più fedele di lui?  

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