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Lo sbando degli ex An: i colonnelli divisi, Fini ai margini, Storace al 2 per cento

I colonnelli nel Pdl osteggiati dai cugini forzisti, Fini ormai fuori dai giochi. E Storace dice: "Io non me li riprendo"

Roberto Procaccini
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Disorientati e divisi come gli esponenenti dei partiti della Prima Repubblica nel 1994. Solo che loro, gli eredi dell'Msi, i reduci della diaspora di Alleanza Nazionale, non sono stati travolti da un fiume di incheste giudiziarie, ma si sono smembrati in una serie lunga tre lustri di scelte strategiche e di posizione. Al momento, quelli che ieri erano raccolti sotto la sigla di An sono divisi in almeno tre gruppi: ci sono i colonnelli rimasti nel Pdl, quelli di Francesco Storace che nel Pdl nel 2007 non vollero entrare, infine Gianfanco Fini e i suoi che dal Pdl sono usciti nel 2010. La confusione dei colonnelli - Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri, Altero Matteoli, Gianni Alemanno: sono loro i "pesi massimi" ex-An ancora nel partito di Silvio Berlusconi. Ma non dormonon sonni tranquilli. La possibilità, vagheggiata a lungo e mai verificata, di uscire a loro volta dal Popolo della Libertà si è trasformata in un boomerang: da minaccia ai cugini forzisti, a incoraggiamento ad andarsene dei cugini forzisti. Basta sentire cosa detto dalla amazzone Micaela Biancofiore: "Gli ex-An che volevano emanciparsi da Berlusconi per salvarsi la poltrona, dovranno andarsene". Una stilettata del genere mentre i colonnelli si riposizionano nei confronti dello stesso premier Mario Monti. Si prenda il caso di Matteoli: nel giro di tre mesi è passato dal dire "Questo governo ha fatto abbastanza per rimpiangere la politica" a "il professor Monti è una personalità di rilievo, nulla contro di lui". Ma la grana più grande per i colonnelli si chiama Giorgia Meloni, la giovane ex ministro, che con la decisione di candidarsi (e battersi) per le primarie del centrodestra si è posta in contrapposizione con la guida La Russa e la sua battaglia strategica con il segretario Angelino Alfano. Atene piange, Sparta non ride -  Se i colonnelli sono preoccupati, Fini e Italo Bocchino sono disperati. La sortita del 2010, con la rottura con Berlusoni e la nascita di Fli, si è rivelato un buco nell'acqua. Naufragata l'ambizione di divenire il partito di riferimento dei conservatori "europei" d'Italia, abortito il Terzo Polo con l'Udc di Pierferdinando Casini e l'Api di Francesco Rutelli, ridotti ai minimi termini nella struttura del movimento, ora a Gianfranco&co tocca ammiccare al segretario Alfano per pietire una nuova alleanza. L'ultimo sondaggio Ipsos sull'orientamento al voto degli italiani vede Fli al 2 per cento, come La Destra di Storace. Con la differenza l'ex ministro della Salute han maggiori possibilità di contrattare l'alleanza con il Pdl e può permettersi di dire alla Stampa: "Gli ex-An non li accolgo, casa mia è piccola e loro sono abituati ada avere appartamenti più comodi".

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