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Monti: "Qualcosa mi dice di non candidarmi. Mai con Berlusconi, alleanza Pd-moderati"

Giulio Bucchi
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  Il professore si defila, ma per governare meglio. In attesa della conferenza stampa a Palazzo Chigi, Mario Monti detta l'agenda direttamente dalle colonne di Repubblica. In un colloquio con Eugenio Scalfari, il premier sembra confermare la propria intenzione di non candidarsi ma non certo la rinuncia a fare politica. A cominciare dal "suggerimento" su chi dovrà insediarsi a febbraio. "Ti proponi come portabandiera e leader del Centro?", gli chiede Barbapapà. E Mario si mostra titubante: "Non lo so ancora. Ma dentro di me qualcosa mi dice di no. Chi si impegna nelle elezioni lo fa per vincere. Poi ci si può metter d'accordo ma alcune ferite possono essere inflitte da una parte e dall'altra. Io non voglio che questo accada tra due forze che poi dovranno necessariamente stare insieme". Le due forze sono i moderati e il Partito democratico, naturalmente, con cui confessa di avere nella sua agenda molti punti in comune. Perché l'alleanza con Bersani è "indispensabile". "Dobbiamo ricostruire la pubblica amministrazione e costruire lo Stato dell'Europa federale. Ti sembrano compiti che possano essere portati avanti da un solo partito?". Il programma di Monti - Scalfari gongola, Monti forse di più. Non ci metterà la faccia, ma il programma lo scriverà lui: "A mio avviso dovrebbe essere attuato fin dall'inizio, nei primi cento giorni del nuovo governo. Una legge aggiuntiva contro la corruzione; quella varata poche settimane fa è stata di fatto concordata con la cosiddetta 'strana maggioranza', ma è manchevole". Secondo punto in agenda: le liberalizzazioni. "Bisogna rendere più penetrante l'azione antitrust in favore della libera concorrenza". E ancora, abolizione delle province, cambiare la legge elettorale "basandola sui collegi", "dimezzare il numero dei parlamentari" e portare avanti la riforma fiscale. Poi certo, c'è la riforma delle pensioni da "difendere fino in fondo", e suona come un ammonimento a Pierluigi BersanI: molla Vendola, stai con Casini. E la non candidatura del riformista Ichino in polemica con la linea poco coraggiosa del Pd suona quasi come un'anticipazione delle parole di Monti. "Mai con BerlusconI" - Il convitato di pietra dell'intervista-colloquio di Scalfari al premier è Silvio Berlusconi. Il suo nome aleggia sempre e quando compare i toni di Monti sono perentori. "Se il centro facesse blocco con Berlusconi, arriverebbe almeno al 30 per cento se non di più", spiega con un pizzico di provocazione il fondatore di Repubblica, e il prof secco: "Sai bene che non lo farò mai". Il perché è presto detto: "Dobbiamo fare muro e limitare il riflusso della destra populista". Anche con uno stratagemma: quando parla di moderati, infatti, Monti non si riferisce solo a Casini e Montezemolo. Il suo obiettivo è aggregare i delusi del Pdl, in una riedizione light del governissimo che lo ha tenuto in vita negli ultimi 13 mesi. E senza Berlusconi, quel governissimo potrebbe durare anche di più.  

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