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Lega, Castelli: "Non mi ricandido a Roma, stufo di essere un bersaglio"

Il senatore ed ex ministro della Giustizia: "In Parlamento clima irrespirabile, ci considerano tutti fannulloni e mangiapane a tradimento. Torno a fare l'ingegnere, ma l'Expo..."

Giulio Bucchi
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"Stufo di essere un bersaglio, non mi ricandido". Il leghista Roberto Castelli, ex ministro della GIustizia, dice addio al Parlamento dove, sostiene, "l'aria è diventata irrespirabile". A 66 anni e dopo sei legislatore, il senatore resterà in politica ("Sono a disposizione del partito") ma preferisce la vita privata: "Torno a fare l'ingegnere nello studio di famiglia". Il problema non è la Lega, ma il clima che si respira a Roma: "Da quando noi politici siamo diventati la Casta siamo un bersaglio, a prescindere. Non ne potevo più di essere considerato un fannullone e mangiapane a tradimento". Resterà consigliere comunale a Lecco, dove poteva diventare sindaco ma ci fu il veto del Pdl. Partito con cui ora sta trattando il segretario Roberto Maroni: "Non lo invidio, è una vera gatta da pelare". Chissà che Castelli non possa tornare in ballo già da febbraio, dopo le elezioni regionali in Lombardia. C'è ancora la grana Expo, e l'ingegnere si candida: "Non sto cercando incarichi, ma non c'è dubbio che conoscono molto bene la situazione e tutte le sue criticità".

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