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Monti e il candidato gay: ecco cosa non torna

Alessio De Giorgi, gestore di siti per escort, annuncia il ritiro dalla corsa per il Senato. Il Prof: nessun intervento. Le foto? Non le ho guardate

Lucia Esposito
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  di Pietro Senaldi Il direttore del sito Gay.it, Alessio De Giorgi, ha annunciato la sua decisione di rinunciare a candidarsi per il Senato con la lista Monti (era il quarto nel listone della Toscana, posizione che di fatto gli garantiva il seggio). De Giorgi motiva la sua decisione  sostenendo di «essere stato messo nel tritacarne» da Libero e di essere stato il bersaglio di «una campagna mediatica strumentalizzatrice e denigratoria». C'è perfino chi ha salutato la notizia come un atto di coraggio dopo le accuse  di «Libero». A questo punto, urgono un paio di chiarimenti in merito alla vicenda e ai nostri propositi. De Giorgi si candidava per un sedicente «rassemblement» di personalità provenienti dalla società civile che si fa vanto di introdurre nella politica una nuova etica, fondata  sulla totale trasparenza delle candidature, sull'indicazione delle fonti di reddito dei candidati, sulla loro moralità e sull'assenza di condanne o di inchieste penali in corso nei loro confronti. Libero  ha solo fatto le pulci ai candidati, attività  puntualmente compiuta da tutti i quotidiani in prossimità del voto e che ha un contenuto informativo che a voler vedere è la  funzione principale di un giornale.  La nostra indagine ha portato alla pubblicazione di foto in cui De Giorgi leccava i capezzoli e si intratteneva gioiosamente con un travestito (tecnicamente una drag queen) e ha dimostrato che il candidato di Monti era amministratore delegato e socio di minoranza di siti web con contenuto pornografico omosessuale; in uno di questi si organizzavano anche incontri con escort.  I toni di tutti gli articoli scritti dalla collega Brunella Bolloli sono stati rispettosi, non è stato fatto del moralismo, e più volte De Giorgi è stato contattato per dargli modo di dire la sua. Abbiamo riportato che l'ex candidato sostiene di «non ricavare denaro» da questa attività e che «quelle foto vanno contestualizzate», abbiamo perfino dato conto di pareri secondo cui «la sua candidatura la vuole l'Europa» e via discorrendo.  Abbiamo poi  scoperto anche che il montiano risulta indagato per reati ambientali e falsa autocertificazione, imputazioni collegate alla sua attività di gestore di locali notturni. Le informazioni date da Libero sono  senza dubbio di interesse pubblico e rilevanti, visto che il direttore di Gay.it si candida a rappresentarci e anche attraverso di lui Monti chiede i nostri voti per governarci. Se dalla nostra indagine il profilo di De Giorgi non risulta corrispondere a quello del candidato ideale che Monti ci vende, ma anzi sembra  il suo opposto, non per questo Libero»  può essere accusato di «denigrare», «strumentalizzare», «mettere nel tritacarne». Quello della candidatura di De Giorgi infatti non è un problema nostro ma di Monti, di chi ha fatto le liste per il Prof (che le cronache riportano piuttosto insoddisfatto del lavoro svolto), di Bondi che è incaricato di vigilare su di esse e infine di De Giorgi stesso.   Per quel che riguarda il direttore di Gay.it, comprendiamo la sua rabbia per il ricco stipendio e la poltrona che gli sfuggono  ma solo lui sa se ha ingannato il Prof e i suoi reclutatori o se invece tutti sapevano tutto e lui ora è costretto a immolarsi in solitudine per evitare lo scandalo.  De Giorgi ora ci accusa - testuale - di «aver evidenziato  presunte contraddizioni in base a un non meglio specificato senso comune sia all'interno della coalizione sia all'interno della lista Scelta Civica». Ma la contraddizione tra il suo profilo e il profilo che la Lista Monti si è data  non è una deduzione di Libero. Se lo  fosse infatti, De Giorgi non si sarebbe affrettato a cancellare dal suo profilo internet le foto che abbiamo pubblicato e ogni riferimento ai siti porno che gestiva né si sarebbe dimesso dalla carica di amministratore delegato degli stessi. Per quel che riguarda invece Monti e chi per lui fa le liste, non sappiamo se conoscessero certi aspetti non secondari della vita di De Giorgi o se ne siano stati informati dai nostri articoli. Di certo il premier ha parlato solo ieri, dopo quattro giorni che Libero ha rivelato alcuni dettagli sul candidato.  Se, come dice, ha appreso il tutto grazie a noi, c'è di che essere preoccupati: chi si vende come l'unico in grado di evitare il fallimento del Paese, il moralizzatore dei costumi della politica, deve spiegarci in base a quali criteri sta reclutando gli uomini chiamati a salvarci. O almeno comunicarlo meglio ai collaboratori cui ha affidato tale compito. I quali ora devono spiegare come possano aver sovrapposto il profilo di De Giorgi a quello del candidato ideale che Monti propone.  Il premier ieri, ha detto che non ne sapeva nulla, che non ha visto le foto e non l'ha fatto dimettere. Ma come è possibile che non abbia visto le foto? Proprio ieri si è dichiarato contrario a nozze e adozioni tra omosessuali, e ha spiegato che per lui la famiglia è fatta da uomo e donna. Perché in questi quattro giorni non ha indotto e Giorgi a dimettersi? Così resta difficile scansare l'impressione di liste simili a un album delle figurine per tenere assieme tutto, dal plauso vaticano alla comunità gay. La quale ora potrebbe pure accusare Monti di omofobia.  

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