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Ddl riforme, l'emendamento che può far saltare il nuovo Senato

Andrea Tempestini
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E alla fine sarà ghigliottina. Dissidenti zittiti, opposizioni azzoppate: la maggioranza tira dritta neanche fosse un bulldozer e impone, in politichese, il "contingentamento dei tempi". Per il ddl riforme, alias la riforma del Senato a firma di Maria Elena Boschi, si voterà l'8 agosto, quando decadranno tutti gli emendamenti, decapitati con la ghigliottina, appunto (proprio come ai tempi di Letta Enrico e del pateracchio Imu-Bankitalia). Dopo la decisione della capigruppo che ha innescato la protesta delle opposizioni, riunite in marcia verso il Colle, restano così da esaminare molti meno emendamenti rispetto ai 7.800 presentati in origine: si voterà solo su circa il 10% dei questi (su 920 è stato chiesto il voto segreto). L'esame proseguirà con la cosiddetta tecnica del canguro, ossia saltando tutte le analoghe - o identiche - proposte. Spacchettamenti - Percorso blindato per Matteo Renzi e la sua combriccola? Non proprio. Come ricorda La Stampa, ci sono degli emendamenti che introducono surrettiziamente alcune modifiche che, se approvate, potrebbero stravolgere l'intero assetto della riforma di Palazzo Madama. Si tratta degli emendamenti relativi all'articolo 1 della riforma, che disciplina le funzioni delle Camere. Per esempio, le proposte di modifica che puntano a tagliare il numero dei membri di Montecitorio (tema neppure sfiorato dal Consiglio dei ministri) o quelle per ripristinare l'elettività del Senato a suffragio universale (insomma per far votare anche chi ha 18 anni). Se anche solo uno di questi emendamenti venisse approvato, la riforma del governo verrebbe sterilizzata. Ipotesi poco probabile, però, poiché l'esame degli emendamenti avverrà con lo spacchettamento: sui commi che mirano a cambiare numero deputati e reintrodurre suffragio universale si procederà con scrutinio palese. La bomba - La domanda, dunque, si ripropone: percorso blindato per Renzi e combriccola? Non proprio. C'è infatti una minaccia molto più tangibile delle altre. Una vera e propria bomba pronta ad esplodere. L'unica, in verità, ma con una potenza di fuoco potenzialmente devastante. Si tratta dell'emendamento 1.0.22 presentato dal senatore leghista Stefano Candiani, che recita: "Fermi restando i dodici deputati eletti nella circoscrizione Estero, la legge costituzionale stabilisce il numero minimo dei rappresentanti delle minoranze linguistiche fra i cinquecento deputati eletti a suffragio universale". Un unico comma che tratta sia del tema delle minoranze linguistiche sia dei temi "spacchettabili". Ma, appunto, unico e dunque non spacchettabile. Si tratta insomma di un emendamento sul quale si voterà senza scrutinio palese. Una vera e propria trappola architettata con sapienza da un membro del Carroccio, non a caso il partito più "stagionato" dell'arco parlamentare. Un'opportunità unica per le opposizioni e i franchi tiratori che, approvandolo, farebbero saltare la riforma.

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