Matteo Renzi e il piano per il voto anticipato
L'intendimento è noto: «Non mi faccio cuocere a fuoco lento». Più difficile, per Matteo Renzi, individuare la strada su come sottrarsi all'assedio. Posto che l'arma a disposizione del premier si chiama elezioni anticipate, a Palazzo Chigi studiano le diverse opzioni sul tavolo. «La strada migliore per andare a votare nella primavera del 2015», si ragiona nella maggioranza, «passa per l'utilizzo del Consultellum», il sistema elettorale lasciato in piedi dalla Corte costituzionale dopo la bocciatura del Porcellum. Ma c'è una controindicazione: essendo di fatto un proporzionale puro con soglie di sbarramento - 4% alla Camera, 8% al Senato - difficilmente consegnerebbe al Pd la maggioranza assoluta dei seggi. Rendendo obbligatoria, per Renzi, la riedizione delle larghe intese con Forza Italia in maggioranza. La seconda opzione passa per l'accelerazione sull'Italicum. La nuova legge elettorale, approvata da Montecitorio, attende l'esame di Palazzo Madama. L'ostacolo, in questo caso, si chiama riforma del Senato: l'Italicum adesso vale solo per la Camera proprio in previsione dell'abolizione del bicameralismo perfetto. Se Renzi volesse le elezioni anticipate con l'Italicum attuale, dovrebbe aspettare il 2016, a conclusione della riforma istituzionale. A meno che il premier non decida di estendere l'Italicum anche al Senato, cosa che però lo obbligherebbe a un'ulteriore passaggio parlamentare con conseguente allungamento dei tempi. Tale opzione, poi, costringerebbe Renzi a blindare la sua maggioranza, Ncd in testa, vista la prevedibile contrarietà di Forza Italia. In primis modificando la legge in senso più favorevole agli alfaniani. Non a caso in vista della discussione al Senato Gaetano Quagliariello, coordinatore Ncd, rilancia le proposte di modifica: «Innalzamento della soglia per ottenere il premio di maggioranza senza ballottaggio dal 37 al 40%; premio al partito; uniformità delle soglie di sbarramento e preferenze». di Tommaso Montesano