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Giorgio Napolitano: "La riforma della giustizia non è più rinviabile"

Andrea Tempestini
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Una giornata che si snoda lungo il filo che unisce la magistratura al Quirinale. Prima la notizia: Giorgio Napolitano dovrà deporre in veste di testimone al processo sulla trattativa tra Stato e mafia, chiamato dai giudici della Corte d'Assise di Palermo, che hanno così accolto la richiesta avanzata dai pm nel corso dell'ultima udienza. Il Capo dello Stato verrà ascoltato al Quirinale, la sua residenza. Re Giorgio, da par suo, ha affermato: "Prendo atto dell'odierna ordinanza della Corte d'Assise di Palermo. Non ho alcuna difficoltà a rendere al più presto testimonianza - secondo modalità da definire - sulle circostanze oggetto del capitolo di prova ammesso". Affondo contro le toghe - Passano però pochi minuti ed ecco che in occasione della cerimonia di commiato dal Consiglio superiore della magistratura uscente - altro tema scottante di questi giorni - Napolitano prende la parola e, tra le altre cose, parla proprio della magistratura. "Ci sono ragioni di attualità e di non rinviabilità dei problemi di riforma della giustizia", ha affermato il Capo dello Stato, secondo il quale si tratta di "un nodo essenziale da sciogliere per ridare competitività all'economia". Insomma, per Napolitano "la riforma non è più rinviabile". Un secondo intervento a "favore" del premier, Matteo Renzi: pochi giorni fa, infatti, Re Giorgio ha insistito sulla riforma del lavoro e sulla necessità di superare l'articolo 18. Oggi, invece, parla della magistratura: un aiuto a Renzi, certo, ma anche un colpo a quelle toghe che solo pochi minuti prima lo hanno chiamato al banco dei testimoni.

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