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Andrea Zappacosta, il baby-falchetto sfida Silvio Berlusconi: "Raffaele Fitto non è come Gianfranco Fini"

Francesco Rigoni
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"E' sbagliato paragonare Raffaele Fitto a Gianfranco Fini". Lo dice anche il falchetto di Forza Italia, Andrea Zappacosta, testa china sulla tesi di laurea in scienze politiche ("sono in attesa della data per la discussione" dice all'Espresso). Una sfida a Silvio Berlusconi, che giorni fa aveva bollato come nuovo Fini il dissidente pugliese. Il baby-falchetto in "quota Santantche" balzò all'onore delle cronache circa un anno fa, a novembre 2013, quando proprio la "pitonessa" organizzò delle cene in cui il Cav incontrò i giovani di Forza Italia. Andrea Zappacosta, oggi, insieme al fratello Luca è animatore di Azzurra Libertà. Dopo il distinguo con cui lo "salva" dal paragone con Fini, Zappacosta ricorda che il "capo" resta sempre lui, il Cavaliere: "Siamo in tour - dice - dopo Perugia, il 13 ottobre saremo in Lombardia, poi in Calabria e poi in Campania". Il mandato lo ha ricevuto direttamente da Silvio Berlusconi: "È il nostro principale sostenitore", ripete più volte. Non è un caso, "che alla nostra cena ci fosse tutto lo stato maggiore del partito". "Lo spirito del '94" - A Perugia, la scorsa settimana c'erano Giovanni Toti, Antonio Tajani, Maurizio Gasparri, le eurodeputate Lara Comi e Elisabetta Gardini. Oltre ovviamente al nuovo, giovane, sindaco del capoluogo umbro. Quella dei Zappacosta, insomma, non è un'improvvisata: "Abbiamo risposto all'appello del Presidente, abbiamo riacceso lo spirito del '94", dice Andrea, che nel 94 andava all'asilo. "In questi quattro mesi, da quando Berlusconi ci ha tenuto a battesimo, abbiamo ottenuto grandi risultati". "Fitto si adegui" - Insomma, Fitto non è Fini, niente "che fai mi cacci?", spiega Zappacosta. Ma dovrebbe smetterla di mettersi di traverso rispetto al capo: "Se sei in un gruppo devi seguire il leader - continua Zappacosta -, soprattutto se la maggioranza è lì, con lui". Fitto, dunque, "è liberissimo di andarsene", sia chiaro, perché tanto "è tutto a discapito loro, non nostro". E se non se ne va: "Fitto si deve adeguare". Adeguare alla linea del capo. Facesse come fanno i falchetti: "In questo momento noi siamo per la linea dell'opposizione responsabile, come ha detto Berlusconi, sempre attenti ai bisogni dell'Italia e non al consenso". E se poi si vota come Matteo Renzi, non fa nulla: "Bisogna appoggiare le riforme Costituzionali e anche quelle economiche" ma, "di volta in volta", marcando la "differenza tra la nostra opposizione e quella distruttiva della sinistra". "La bandiera di Renzi" - Ma così non andrà a finire che Matteo Renzi, con la sua battaglia contro i sindacati e la sua riforma del lavoro, conquisterà tutto l'elettorato moderato? Zappacosta è sicuro di no: "Berlusconi ha parlato di Renzi come di una bandiera che sventola, ma secondo me non sventolerà per molto". Analisi politca molto semplice, un po' brunettiana: "I dati economici non fanno che peggiorare. Renzi alla fine è un grande demagogo e un grande popolista, ma non fa nulla". "E' ora di rinnovare" - "Io credo che il calo di Forza Italia sia dovuto al fatto che è arrivato il momento di rinnovare il gruppo dirigente". "Non rottamare", sia mai, né "formattare", come diceva l'ex sindaco di Pavia, Alessandro Cattaneo, troppo "fissato con le primarie", che non convincono molto "noi di Azzurra Libertà". L'ossessione è la stessa di Fitto, e infatti, per Zappacosta, "è un'idea con cui si finisce solo per scimmiottare la sinistra, e continuare a rincorrere inutilmente Renzi". "Azzurra Libertà non è per la linea fittiana", anzi, Azzurra Libertà pensa che "Berlusconi è l'unico che deve fare le scelte", l'unico che conosce la strada. È Berlusconi "che deve scegliere i suoi uomini", "dire basta ai politicanti", "chiamare le forze migliori dalla società civile".

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