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Mara Carfagna: "Un patto del Nazareno anche sui diritti civili"

Andrea Tempestini
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Mara Carfagna è la responsabile del nuovo dipartimento Libertà civili e diritti umani di Forza Italia. La nomina è arrivata nel giorno in cui, con una circolare, Angelino Alfano ha invitato i prefetti a non trascrivere le unioni civili contratte all'estero. Difficile non mettere in connessione i due eventi… «Non c'è alcun nesso. Berlusconi aveva maturato da tempo la decisione di istituire il dipartimento. E voglio chiarire che non ci occuperemo solo di unioni civili. Ma di diritti umani, di diritto alla vita, di libertà di espressione e di opinione, di giustizia giusta, di famiglia e minori, di tutela delle minoranze. Sono tutte questioni di grande attualità, perché nel momento in cui lo Stato fa fatica a dare lavoro, sussidi, sostegni economici, almeno sul piano dei diritti e delle libertà fondamentali deve garantire una contropartita ai cittadini». La Chiesa ha aperto al riconoscimento delle unioni diverse dal matrimonio. Il Vaticano è più avanti di Montecitorio? «È vero, la politica è colpevolmente indietro. Ma il ritardo è figlio dello scontro ideologico. Va imputato a chi agita strumentalmente il dualismo tra famiglia tradizionale e coppie di fatto. Il necessario sostegno alle famiglie non esclude che la politica abbia il dovere di occuparsi di quelle nuove forme di convivenza che si sono imposte nella nostra società. Il Paese è in evoluzione, il legislatore ha il dovere di emanare nuove regole. Il cambiamento va tipizzato, non assecondato o, tantomeno, subìto. In tal senso il Sinodo ha dato una importante dimostrazione di comprensione della realtà ponendosi il problema del riconoscimento delle unioni diverse dal matrimonio. E allora mi chiedo: dov'è la politica? Una forza liberale di centrodestra come Forza Italia ha il dovere di occuparsi di questa materia». I diritti sono sempre stati una bandiera della sinistra. Cos'è la vostra, un'invasione di campo? «In Europa sono stati i governi di centrodestra a varare leggi sulle unioni civili. È successo in Germania con la cancelliera Merkel e in Gran Bretagna con Cameron. Non si tratta di etichettare questi temi come di destra o di sinistra». Il divieto di Alfano, allora, è l'eccezione che conferma la regola... «La circolare pilatesca del ministro dell'Interno ha un solo pregio: fare emergere l'evidenza di un vuoto normativo. Che non può essere riempito da una lettera ai prefetti o da una sentenza dei giudici. La politica non può abdicare. Deve affrontare la questione liberandola da pregiudizi e ideologie. Che poi sono le zavorre che in questi anni non ci hanno permesso di arrivare a una sintesi. Però ora una domanda la faccio io». Quale? «Renzi… mi piacerebbe sapere cosa ne pensa della decisione di Alfano, perché non ha parlato?». Troppo impegnato sul Jobs act? «Non reggerebbe, come giustificazione. Perché il premier ha avocato a sé - sbagliando, a mio avviso - la delega sulle Pari Opportunità. Pertanto ha il dovere di occuparsi delle questioni relative ai diritti. Invece rimane silente. Nonostante avesse promesso una legge sulle unioni civili entro settembre…». È il 9 di ottobre. «Noi daremo il nostro contributo. Solleciteremo il governo a inserire l'argomento in agenda. Anzi faremo di più». Cosa? «Forza Italia, all'avvio dei lavori del dipartimento, proporrà al Partito democratico un patto del Nazareno sui diritti». Quale sarà la proposta di Forza Italia al Pd sulle unioni civili? «Nessuna decisione preconfezionata. Io immagino il dipartimento dei diritti come un luogo aperto al dibattito, alla discussione e alla riflessione. Non nascondo il fatto che dentro Forza Italia ci siano sensibilità diverse e diverse soluzioni ai problemi. Personalmente penso che il modello tedesco della civil partnership possa essere un buon punto di partenza per trovare una via italiana ai diritti». Come lo spiegherà a Gasparri o alla Santanchè? «Il loro contributo sarà prezioso e ben accetto». A proposito di Berlusconi. La sensibilità del Cavaliere su questi temi è frutto della moral suasion di Francesca Pascale o ci crede sul serio? «Per lui parlano i fatti. Io so che, quando eravamo al governo, abbiamo fatto delle cose che mai nessun altro prima, in tema di diritti. Quando abbiamo lanciato la prima campagna contro l'omofobia, quando abbiamo aperto un tavolo di confronto con tutte le associazioni Lgbt al ministero, Berlusconi non solo era al corrente, ma ha sempre sostenuto questo percorso». intervista di Salvatore Dama

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