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M5S, Beppe Grillo al Circo Massimo: "Renzi, fai presto a distruggere l'Italia che poi arriviamo noi"

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Giulio Bucchi
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"Renzi è un leader senza base, noi una base senza leader". E' lo slogan più riuscito di Beppe Grillo al Circo Massimo, dal palco della festa del Movimento 5 Stelle, e in fondo dice molto del clima che si respira tra i pentastellati. Il nemico, ovviamente, è Matteo Renzi, su di lui si fa la corsa per cercare di tenere botta e magari riconquistare terreno. Perché i tempi della scalata al Parlamento sembrano giù molto lontani. L'entusiasmo è palesemente inferiore, e non solo perché la piazza si riempie molto, molto lentamente (e parzialmente). L'alibi del venerdì lavorativo regge fino a un certo punto. E' un po' tutto l'impianto grillino a scricchiolare, sotto il peso di un guru in difficoltà dopo un'estate lontano dalle cronache politiche, e un appannamento in Camera e Senato. Dopo le esuberanze iniziali, l'opposizione del Movimento è di fatto stata inghiottita dallo strapotere renziano, resa ininfluente.  "Renzi, fai presto a distruggere l'Italia" - Non è un caso, infatti, che i passaggi più significativi del discorso d'apertura di Italia5Stelle Grillo li abbia regalati al Pd. Addirittura, i dem riescono a strappargli un'ammissione per certi versi choccante: "Preferisco uno (Silvio Berlusconi, ndr) che lotta per le sue aziende e che è un nemico dichiarato che non i finti amici della sinistra che da vent'anni fanno solo i loro comodi". Che il dialogo tra Pd e 5 Stelle fosse impossibile, lo si era intuito da tempo. A maggior ragione se è Renzi a dettare la linea. "Renzi, rottama più che puoi, facci ritrovare con il culo per terra. Dacci una scrollata che ne abbiamo bisogno. Scrollaci, poi un giorno ti sveglierai e capirai che qualcosa è cambiato, è successo. Succede che ci prendiamo il paese perché è giusto così, e mettiamo le persone perbene che questi qui non hanno mai visto". Cambiano i destinatari, ma il messaggio è lo stesso esibito muscolarmente in ogni occasione, dall'autunno 2012 in avanti. L'impressione, però, è che il disco si sia incantato: "Quando ho incontrato Renzi, perché mi avete obbligato, ho agito male, d'istinto. Adesso lo prenderei per la testa e gli direi: Matteo, fai presto a distruggere il Paese, sii più veloce. Sei lento, abbiamo bisogno di uno choc". "Sbagliamo - ammette il leader -, sbagliano tutti, ho sbagliato anch'io. Ma questo è un momento che non si ferma più, loro scompariranno ma non noi. O noi o noi. Siamo qui - conclude congedandosi - ci vediamo anche dopo, domani e domenica. Siamo qui con Casaleggio e il suo cappellino". "Riina salvato dal sacrificio di ascoltare Napolitano" - Tutto già sentito, come pure la battuta sul Parlamento scatola di sardine: "Ho dovuto prendere la scorta dentro il Parlamento, che è un'istituzione che non esiste più, è fatta per i partiti. Noi dobbiamo starci poco dentro". Prima, però, c'era stato un affondo sul Quirinale in puro stile pentastellato. "A Bagarella e Riina l'Alta corte ha impedito di assistere alla testimonianza di Napolitano: gli hanno tolto questo sacrificio. Era troppo sopportare la testimonianza di Napolitano dopo il 41 bis". Qualche applauso, qualche risata. Chissà, forse la battuta l'avrà scritta Sabina Guzzanti. di Claudio Brigliadori @piadinamilanese  

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