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Legge di stabilità, le tasse nascoste nella manovra di Renzi

Andrea Tempestini
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La presenta come la più grande riduzione di tasse "nella storia dell'Italia repubblicana". Ma la manovra di Matteo Renzi, prima di tutto, è una scommessa, o forse un salto nel vuoto senza rete. Le stime roboanti sul deficit, quelle sugli incassi derivanti dalla lotta all'evasione fiscale, quelle sulla spending review. Molti dubbi, pari quasi al numero degli annunci. E poche certezze. Tra queste poche certezze ci sono le tasse. 3,6 miliardi, infatti, arriveranno da una stretta sulle rendite finanziarie e da un regime impositivo più stringente per le fondazioni finanziarie, mentre 1 miliardo si attende dalle slot machine. Poi nella manovra arrivano i tagli per 7 miliardi agli Enti locali, ripartiti tra Regioni, Comuni e province. Nessuna nuova tassa ora, dunque, ma nuove tasse domani, le imposte con le quali gli stessi Enti locali bastonati oggi si andranno (plausibilmente) a riprendere i soldi che gli sono stati sottratti. Infine i 15 miliardi derivanti dalla spending review, uniti all'operazione "più deficit", sono un rischio che avvicina sinistramente alle clausole di salvaguardia imposte dall'Europa che potrebbero far scattare una stagata dell'Iva che andrebbe a colpire carburanti, alimentari base come pasta e latte e anche sulle mense scolastiche.

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