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Legge di Stabilità, il Quirinale gela Matteo Renzi: "Oggetto di attento esame"

Giulio Bucchi
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La manovra del governo Renzi "sarà oggetto di un attento esame" da parte del Quirinale. La nota ufficiale dell'ufficio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano usa, come logico, formule caute e diplomatiche ma il messaggio partito del Colle è chiaro: la legge di stabilità, così com'è, non va. Alla vigilia del Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre, Napolitano ha incontrato il premier Matteo Renzi per un'ora e mezzo. Al centro del faccia a faccia il gran pasticcio della finanziaria che rischia di schiantarsi contro il no della Commissione Ue. Il falco rigorista Jyrki Katainen alla Rai da Strasburgo ha commentato laconico: "Analizziamo i numeri, speriamo tutto vada per il meglio". Sibillino, e un po' inquietante. Dal canto suo, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei Sandro Gozi assicura: "La legge di stabilità è compatibile e coerente con impegni Ue, e il governo italiano è tranquillo". Non c'è la copertura - Non è un caso che Napolitano non abbia ancora concesso il via libera, perché manca la "bollinatura" della Ragioneria di Stato alla manovra annunciata una settimana fa da Renzi e dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. I giorni sono passati e il governo ha cercato la difficilissima quadra, pressato da un lato da Napolitano e dall'altro da Bruxelles. Il provvedimento, sottolineano dal Quirinale, "è per sua natura molto complesso", anche perché da giorni sta andando avanti il balletto dei numeri sul fondo di sicurezza, da 3 miliardi, che l'Ue vorrebbe far usare a Renzi. Nel frattempo, Regioni e Comuni hanno alzato la voce contro i tagli che li obbligherebbe a tassare ulteriormente i contribuenti. Mercoledì alle 18.30 i governatori si riuniranno per presentare in un documento ufficiale le richieste all'esecutivo. "Questa manovra mi convince ma deve essere resa sostenibile", ha spiegato il rappresentante delle Regioni Sergio Chiamparino. Aliquote Irap e pensioni rinviate - La questione, a suo modo, è semplice: i conti non tornano. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha annunciato che nella legge di stabilità "definitiva" dovrebbero esserci "500 milioni per rendere strutturale il 5 per mille". Ma occhio, perché sul welfare e sulla lotta alla povertà c'è "un problema di quantità di risorse": "Non sono quelle che ci si poteva attendere - ha ammesso Poletti davanti ai senatori -, c'è ancora un pezzo di lavoro da fare nella fase della discussione parlamentare perché su alcuni capitoli ci sono ancora problematicità". L'aumento retroattivo delle aliquote Irap e quelle sui fondi pensione hanno provocato la rivolta dei sindacati, con la segretaria della Cgil Susanna Camusso che suona la carica chiamando tutti in piazza il 25 ottobre a Roma. 

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