La grazia a Silvio Berlusconi, Angelino Alfano racconta cosa accadde al Quirinale
"Quello che a me appariva un gran risultato in realtà era il nulla, restai delusissimo". A parlare è Angelino Alfano che, in una delle ultime anticipazioni da Italiani volta gabbana, l'ultimo libro di Bruno Vespa in uscita oggi, 6 novembre, racconta l'incontro avvenuto a settembre 2013 al Quirinale con Giorgio Napolitano. "Chiesi un appuntamento al presidente della Repubblica e gli preannunciai al telefono che volevo parlargli della grazia" a Silvio Berlusconi. All'epoca le condizioni per la concessione della grazia al Cavaliere, a sentire lo stesso Berlusconi intervistato da Vespa erano due: dimissioni da senatore e rinuncia all'attività politica. Ma Alfano era riuscito, a suo dire, a strappare qualcosa di più clamoroso in ritorno dal Colle, che però fu accolto con freddezza dall'entourage del Presidente a Palazzo Grazioli: su tutti, pesò il no di Niccolò Ghedini (avvocato, deputato Pdl e consigliere del Cavaliere). Berlusconi avrebbe dovuto ascoltare Alfano? Vota il sondaggio Alfano al Quirinale - "Preparai con Berlusconi l'incontro con Napolitano, che avvenne nella tarda mattinata del 24 settembre - spiega Alfano - e il presidente della Repubblica mi ascolta con grande serietà, rinnovai formalmente a nome del Pdl la richiesta che Berlusconi fosse nominato senatore a vita, poi entrammo nel merito della grazia. Il presidente mi dice quattro cose: 1) Se Berlusconi si dimette prima del voto sulla decadenza evitando al Senato un grande trauma, lui è pronto a concedergli la grazia. 2) E' disponibile anche a rivedere le condizioni (mentre finora Napolitano aveva detto che avrebbe esaminato una domanda, ora si dimostra disponibile a riconsiderare l'ipotesi di un gesto unilaterale). 3) Aggiunge di essere pronto a diffondere un comunicato in cui dice che il giudizio penale sul caso Mediatrade riguarda il Berlusconi imprenditore e che la sua biografia è in raltà molto più articolata. 4) Si dice infine disponibile a fare un appello al Parlamento in favore di un provvedimento generale di amnistia e indulto". Alfano a Palazzo Grazioli - Con questi quattro capi saldi dalla sua Alfano torna da Berlusconi con la buona notizia: "Benché graziato e senza più il seggio di senatore" il cavaliere "avrebbe potuto continuare a esprimere liberamente le sue idee". In soldoni non gli era pregiudicata nessuna agibilità politica. Ma Berlusconi, sempre secondo quanto afferma il capo del Viminale lo ascoltò senza replicare, "Quello che a me appariva un gran risultato in realtà era il nulla, restai delusissimo, ribadii che, se non si fosse dimesso, sarebbe comunque decaduto per le norme della legge Severino". Poi entrò Niccolo Ghedini e disse che la proposta di Napolitano equivaleva a far ritirare il Cavaliere dall'attività politica" e non se ne fece niente. Infine "entrò Berlusconi, e disse solo 'andiamo a pranzo' e non se ne parlò più."