Le dimissioni di Giorgio Napolitano, la nota del Quirinale: "Né conferme né smentite"
Le dimissioni di Giorgio Napolitano? Il Quirinale non conferma e soprattutto non smentisce: in una nota ufficiale del Colle si lascia intendere che il Capo dello Stato sia in un momento di "bilancio" e che un annuncio possa arrivare nelle prossime settimane, magari in occasione del discorso di fine anno del 31 dicembre come affacciato da Marzio Breda sul Corriere della Sera. "Prolungamento straordinario" - "La Presidenza della Repubblica non ha né da smentire né da confermare nessuna libera trattazione sulla stampa - spiega il Quirinale nella nota ufficiale -. Restano esclusiva responsabilità del Capo dello Stato il bilancio di questa fase di straordinario prolungamento, e di conseguenza le decisioni che riterrà di dover prendere. E delle quali come sempre offrirà ampia motivazione alle istituzioni, all'opinione pubblica, ai cittadini". Prolungamento "straordinario" e dunque destinato a finire prima della chiusura del settennato, come peraltro già precisato più volte dalla primavera 2013 ad oggi. Riforme e poi l'addio - "I giornali -si legge nella nota- hanno dato ampio spazio a ipotesi e previsioni relative alle eventuali dimissioni del Presidente della Repubblica. In realtà, i termini della questione sono noti da tempo - prosegue il Colle nella nota -. Il Presidente della Repubblica, nel dare la sua disponibilità - come da molte parti gli si chiedeva - alla rielezione che il 20 aprile 2013 il Parlamento generosamente gli riservò a larghissima maggioranza, indicò i limiti e le condizioni - anche temporali - entro cui egli accettava il nuovo mandato. Ciò non gli ha impedito e non gli impedisce di esercitare nella loro pienezza tutte le funzioni attribuitegli dalla Costituzione, tenendo conto anche della speciale circostanza della Presidenza italiana del semestre europeo". Una volta concluso dunque il percorso delle riforme già avviato, sarà il momento degli addii. A Napolitano resta da decidere, però, quando quel percorso sia concluso. Se basterà, cioè, la legge elettorale in cantiere al Senato e nodo cruciale dei rapporti tra il premier Matteo Renzi e Silvio Berlusconi.