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Quirinale, Massimo D'Alema: "Non candiderà mai me, lui punta su quelli fedeli"

Giulio Bucchi
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"Non mi sento candidato a nulla, non sono nelle grazie di Matteo Renzi". Ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo, Massimo D'Alema nasconde a fatica sotto i baffi la stizza per come si stanno mettendo le cose al Quirinale. L'annuncio ufficioso delle dimissioni di Giorgio Napolitano (la data più probabile è il 31 dicembre, con possibile staffetta di 15 giorni affidata al presidente del Senato Pietro Grasso) ha aperto con buon anticipo il toto-Colle. Sebbene i bookmaker considerino l'ex premier tra i papabili, lo stesso D'Alema sa che le sue speranze di venire eletto capo dello Stato sono al lumicino. "Renzi punta sulle persone fedeli, io sono abituato a pensare con la mia testa", è la stoccata che parte con destinatario il premier. E forse non è un caso che uno dei favoriti sia quel Walter Veltroni compagno di avventura (e di veleni incrociati) di D'Alema ma che rispetto a lui con Renzi e il nuovo corso del Pd è stato molto più morbido, defilato se non conciliante. Il professore Romano Prodi, già silurato nel 2013, sembrerebbe intenzionato a tirarsi fuori: ci sarà da fidarsi? "Quel feeling tra Renzi e Berlusconi" - "I presidenti che scelsi io furono di prim'ordine: Ciampi e Napolitano. Mi auguro si faccia altrettanto", è l'auspicio di D'Alema che teme il Patto del Nazareno ma soprattutto il rapporto "blindato" tra Renzi e Silvio Berlusconi. "In Italia è a rischio l'alternanza, Berlusconi si è innamorato di Renzi, c'è molto feeling". Il corsivista del Corriere della Sera Beppe Severgnini lo stuzzica: "Un po' come con lei, qualche anno fa. Quando il Cavaliere è in difficoltà fa come i pugili, abbraccia gli avversari". "No, qua è diverso - replica D'Alema -, con Renzi c'è feeling vero. Berlusconi lo apprezza e Renzi ha con lui un rapporto preferenziale". Che è un po' un'ipoteca sul voto per il Quirinale.

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