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Silvio Berlusconi pensa a un patto con Renzi per il Quirinale

Ignazio Stagno
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È dalla sua scrivania che passano i decreti del governo da controfirmare, da lì partono le lettere che li rispediscono al Parlamento e le richieste di modifica, è nel suo archivio che finiscono dopo la sigla del Capo dello Stato. Il segretario generale del Quirinale non è soltanto un burocrate di altissimo livello, ma una figura politica con un ruolo centralissimo nella Repubblica quasi-semipresidenziale quale è diventata l'Italia nell'ultimo decennio. Assodato che il nuovo presidente dovrà essere eletto nei prossimi mesi tra una rosa di nomi scelta dal Pd, è su quella casella che dentro Forza Italia hanno puntato gli occhi. Il Cavaliere si è arreso da tempo all'idea di non poter avere nemmeno stavolta un «presidente che non provenga da una storia diversa da quella ex Pci», ma, come ha spiegato il presidente dei senatori azzurri Paolo Romani durante l'Ufficio di presidenza di martedì, ad Arcore oggi si accontenterebbero già di avere «un presidente non ostile». Non ostilità nel linguaggio berlusconiano significa che rispetti le prerogative ed il ruolo del capo dell'opposizione, lo possa difendere da provvedimenti giudiziari o legislativi considerati «punitivi». E magari istruire la pratica per concedergli la grazia. Se la trattativa sui profili e i nomi è ancora all'inizio, gli azzurri valuteranno con attenzione possibili candidati anche in base alle loro proposte per il ruolo di segretario generale, che poi ricopre un incarico fiduciario del presidente. Il Cavaliere, che in più di una occasione in passato aveva indicato il suo storico consigliere come possibile «ed eccezionale Presidente della Repubblica», mirerebbe a far promuovere in quel ruolo Gianni Letta. Giornalista, direttore, più volte sottosegretario alla Presidenza del consiglio e segretario del Consiglio dei ministri, “l'eminenza azzurra” avrebbe certo il profilo giusto per ricoprire quell'incarico e potrebbe contare sulla stima di molti anche a sinistra. Di più: il «Dottor Letta», come viene chiamato da tutti, compreso dall'ex premier, non ha mai voluto candidarsi al Parlamento, si è rifiutato di diventare deputato nonostante ripetuti pressing, ed è rimasto sempre - e di buon grado - lontano dalle segreterie dei partiti. Per questa ragione, oltre che per le sue competenze in fatto di leggi e giurisprudenza, oggi può vantare un profilo squisitamente tecnico. La notizia è arrivata anche alle orecchie di Gad Lerner che ieri, ha stroncato preventivamente dal suo blog questa ipotesi: «Sandro Pertini, Francesco Cossiga, Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano hanno sempre indicato tecnici con grande esperienza istituzionale come segretario generale», scrive il giornalista de La7. «Antonio Maccanico, Gaetano Gifuni e Donato Marra, l'attuale segretario generale della presidenza della Repubblica, hanno guidato la burocrazia della Camera dei Deputati o del Senato della Repubblica prima di essere chiamati al Quirinale», aggiunge l'ex sostenitore di Romano Prodi. Ma chi meglio di un non-politico che è stato segretario del Consiglio dei ministri e ha guidato gli 007 italiani, allora? Lo schema che sarebbe stato considerato nei giorni scorsi ad Arcore, tra l'altro, è già stato sperimentato. Al momento della formazione del governo di Enrico Letta, infatti, il Cavaliere acconsentì ad una composizione evidentemente sbilanciata a sinistra della Presidenza del consiglio, ma rivendicò per un tecnico di grande esperienza come Filippo Patroni Griffi il posto di sottosegretario-segretario del Consiglio dei ministri, quello dove le “carte”, come si chiamano in gergo, passano prima che sulla scrivania del “capo”. di Paolo Emilio Russo

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