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Gli affari del grillino Di Maio e quei sospetti sulla società con la sorella

Eliana Giusto
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Predica bene e razzola malissimo Luigi Di Maio, Movimento 5 stelle, vicepresidente della Camera. Denuncia il Giornale che Di Maio è ben poco trasparente sui suoi affari. Il pentastellato infatti è socio al 50 per cento con la sorella di una società di costruzioni, la Ardima srl. Un'impresa che nel 2013 ha avuto un fatturato di nemmeno 20mila euro ma si permette di avere tre dipendenti e un capitale sociale di 100mila euro. Sarà un caso, scrive ancora il Giornale, che il denaro è stato versato soltanto dopo che Di Maio è entrato in Parlamento e ha cominciato a guadagnare. Infatti, all'atto della fondazione i due fratelli avevano deliberato e sottoscritto un capitale di 20mila euro, ma ne avevano versati appena 5mila.  Carriera al risparmio - Di Maio, 29 anni, grillino "presentabile", apprezzato da Grillo, Fo e Renzi, ha cominciato la carriera politica con una campagna elettorale condotta al risparmio: Di Maio ha dichiarato di aver speso 957,69 euro ma ha ricevuto contributi per 3.114 euro, 400 messi da lui e il resto da terzi. E in meno di due anni è diventato vicepresidente della Camera e membro del direttorio del M5s. Il suo reddito complessivo denunciato nel 2014 (82.379 euro) non si discosta da quello degli onorevoli di altri partiti. E a questo si devono aggiungere indennità che figurano come rimborsi o diarie e non appaiono nel 740. Passione edilizia - Nessuna parola si legge nel suo curriculum sulla sua Ardima srl con sede a Pomigliano. La sorella Rosalba, di un anno più giovane, è l'altro socio oltre che l'amministratore unico. La storia dell'Ardima, nella quale il deputato grillino non ha funzioni di amministratore né di sindaco, riporta il Giornale, presenta aspetti singolari. L'atto costitutivo (in cui entrambi i fratelli vengono qualificati come imprenditori) porta la data del 30 marzo 2012, eppure Di Maio non ne fa menzione nella dichiarazione patrimoniale del 2013 dalla quale risulta che il neodeputato è nullatenente e senza guadagni. L'Ardima si occupa di costruzione di edifici residenziali e no, ristrutturazioni, gestioni immobiliari, demolizioni, trivellazioni e i primi nove mesi di attività sono un disastro: il valore della produzione si ferma a 2.400 euro e il bilancio 2012 viene chiuso con una perdita di 1.376 euro. Nell'altro bilancio disponibile, quello del 2013, il giro d'affari sale a 19.300 euro facendo registrare un utile di 1.591 euro. Ma i Di Maio pensano in grande: negli ultimi mesi i dipendenti passano da 1 a 3 e con un atto notarile del 30 giugno 2014 il capitale sociale viene aumentato. All'atto della costituzione il capitale era di 20mila euro, di cui versati 5mila, con la variazione il capitale balza a 100.200 euro, tutti versati. Luigi Di Maio ne ha sottoscritto e versato la metà, 50.100 euro.  La rettifica di Di Maio - "Preciso che da quando sono stato eletto non ho avuto alcun ruolo attivo in questa società e tanto meno ho versato 50.000 euro come si fa intendere nell'articolo - è la rettifica dello stesso Di Maio -. L'aumento di capitale sociale, infatti, è frutto del conferimento (chiamiamola pure banalmente fusione aziendale) della vecchia società di famiglia - abbiamo una tradizione trentennale - nell'Ardima Srl, costituita da me e mia sorella nel 2012, quando neanche immaginavo che mi sarei candidato alla Camera dei Deputati. I 100.200 euro incriminati non sono frutto di un versamento monetario, bensì rappresentano il cosiddetto valore di avviamento della società. Per essere chiari, siccome la vecchia azienda che è confluita in Ardima Srl aveva mezzi, macchinari e un fatturato costante nei tre anni precedenti, il valore che le è stato riconosciuto è di 80.200 euro. L'azienda che io e mia sorella avevamo fondato nel 2012, non menzionata prima perché non operante, aveva un capitale sociale di 20.000 euro che sommati agli 80.200 raggiungono proprio il valore di 100.200 euro. Quindi ribadisco che non ho mai versato 50.000 euro in questa azienda anche perché confesso che non ne avrei avuto la disponibilità. In tempi non sospetti decisi di investire, esclusivamente, i miei risparmi. Ho, inoltre, pagato le varie spese notarili, non volendo farle gravare su mia sorella. E' lei che svolge la professione di architetto ed è la persona che ogni giorno si occupa dell'azienda. Per il resto non ho intenzione di percepire eventuali utili da questa società per tutta la durata del mio mandato". "Infine - conclude Di Maio - mi tocca ancora una volta difendere i Parlamentari del Movimento 5 stelle dalla vostra accusa di percepire 82.379 euro di reddito complessivo come i Deputati e i Senatori degli altri partiti. Nella nostra dichiarazione dei redditi risulta una quota così alta perché noi del Movimento 5 stelle paghiamo le tasse su tutto il reddito ricevuto dallo Stato, nonostante ce ne entri in tasca la metà. Siamo gli unici in Italia che pagano l'Irpef anche per la parte dello stipendio che ci tagliamo e che versiamo nel fondo delle piccole e medie imprese".

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