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Sui marò tutti zitti: la politica italiana ha tradito ancora.

I due marò

Nessuno in campagna elettorale ha speso una parola per i nostri soldati in India. Nemmeno il Cavaliere...

Andrea Tempestini
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  di Maria Giovanna Maglie Lost in India, qualcuno si ricorda di loro? Più che l'onore poté lo spread, e se una volta in campagna elettorale almeno la faccia si salvava, e si fingeva un po' tutti di occuparsi anche di politica estera, stavolta nemmeno di due italiani detenuti illegalmente in un Paese straniero per aver fatto il loro dovere in servizio contro la pirateria in difesa di una petroliera italiana, c'è il tempo, la voglia, la capacità di parlare. Non mi stupisco di Monti, è suo il pasticcio e non se n'è mai occupato, lasciando in tutte le sedi internazionali e nazionali da solo il suo ministro degli Esteri; non mi stupisco di Bersani, patria e militari sono bestie nere di tanti elettori che rappresenta da sempre  e di molti che rincorre oggi disordinatamente; figurarsi se penso che di Massimilano Latorre e di Salvatore Girone si interessino Ingroia, Vendola, che pure è pugliese come loro e sulla pugliesità di solito ci intrattiene volentieri,  o Grillo, visto che da quelle parti in totale accordo li si giudica degli assassini in divisa. Ma il Cav sbaglia a tacere sullo sgarbo volgare che ci ha fatto il governo indiano, una storia che dura da un anno ormai, sarà un anno il 19 febbraio, e saremo prossimi a votare. Sbaglia perché quelli dei militari e delle famiglie dei militari, il corpo dei marò, sono una riserva di voti amici e vicini che non andrebbero delusi, già lo sono stati a sufficienza. Sbaglia perché quella per sottrarre i due militari italiani alle girnfie di un processo illegale e tutto da fare è una battaglia bella, coraggiosa, giusta, dignitosa. È anche una battaglia possibile? Non so dirlo, so che il governo e il premier che oggi si presenta come possibile leader anche nel futuro non è stato capace di concludere niente, peggio, ci ha graziosamente donato un fallimento diplomatico senza precedenti. Non uno degli interlocutori internazionali autorevoli, che avrebbe in amicizia per l'Italia, potuto fare da mediatore con gli indiani, è stato cercato; non un dei tanti modi per fare pressione, anche pesante, economica e politica, è stato utilizzato. Degli inetti balbettanti.  Il risultato è sotto gli occhi degli italiani, anche se in troppi, pure il Quirinale, hanno tenuto la vicenda in sordina, magari con il pretesto che non si doveva disturbare il manovratore. Dopo quasi un anno di prigionia, in barba a leggi e convenzioni internazionali, i due fucilieri del San Marco sono stati condannati a restare ancora in India, in attesa che si costituisca un tribunale speciale per giudicarli.  Si ricomincia da capo, con tempi imposti dagli indiani, a loro modo, solo che sarà nella capitale invece che nel Kerala. Monti ha avuto il coraggio di sostenere che si è trattato di un successo, «l'Alta Corte ha riconosciuto che i fatti avvennero in acque internazionali e che la giurisdizione non era della magistratura locale del Kerala. La decisione incoraggia...». Peccato che restino in India. Peccato che quando i due marò sono tornati in Italia per Natale il governo Monti si sia affrettato a rispedirli giurando che così facendo la procedura di sarebbe accellerata ed esemplificata. Sarebbe bastato per trattenerli il fatto, vero, che c'è un'inchiesta sui fatti della sparatoria dalla nave Lexie aperta in Italia, che è la sede naturale del giudizio. Silvio Berlusconi premier ha sempre dimostrato interesse, capacità e iniziativa in politica estera, e giustamente lo rivendica spesso, e c'è riuscito anche con una palla al piede qual era l'eurocrate Franco Frattini. Trovi il modo di far tornare subito a casa Latorre e Girone.  

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