Rosy Bindi: "La fiducia avrà delle conseguenze"
Rosy Bindi è una dei dieci ribelli della minoranza cacciati dalla commissione affari costituzionali. In un'intervista a La Stampa esprime tutta la sua rabbia, la sua delusione per quello che è successo. Dice: "Sul piano personale ero preparata, tanto più che c' era il precedente del Senato. I regolamenti lo consentono. Perciò sapevo che la vera battaglia sarebbe stata in aula. Dal punto di vista politico invece la sostituzione di massa fotografa bene le difficoltà nelle quali ci troviamo dentro il Pd". Si augura che alla fine Renzi non metta la fiducia sull'Italicum? “Una provocazione grave e inutile”, “incostituzionale”, “una contraddizione in termini” perché “la legge elettorale non è un atto del governo, ma prerogativa del Parlamento”. Il rischio che la deputata intravede nel voto segreto sul provvedimento che riforma la legge elettorale è che si ripeta quello che accadde per il voto al Quirinale su Prodi, quando gli oramai famosi 110 frachi tiratori bloccarono la strada per il Colle al Professore. In questo caso, secondo la Bindi, il numero potrebbe essere anche più alto. Le conseguenze - “Il problema è che con lo scrutinio segreto sul provvedimento ci possono essere altri che rispondono alla chiama e poi con il voto segreto si comportano come i 101 contro Prodi”. Lo dice chiaramente che potrebbero esserci delle conseguenze...La Bindi inoltre sostiene che sta per aprirsi una nuova fase nel Pd: “Se non verrà modificata, sarà la legge elettorale il vettore della creazione di un nuovo soggetto politico. Perché se l'Italicum porterà alla mutazione genetica del Pd nel tanto auspicato partito della Nazione, la scissione sarà nelle cose”. E non nasconde che se dovesse essere votata la fiducia lei non risponderà all'appello. Quando il giornalista le chiede se come Cuperlo pensa che con la fiducia la legislatura sia a rischio, lei risponde così: "Io sostengo che è strumentale legare la vita dell' esecutivo all' Italicum, sia che lo dica Renzi, sia che lo pensino altri. Il governo non dovrebbe mettere la testa nella legge elettorale e lasciar fare al Parlamento». N