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Eugenio Scalfari boccia Matteo Renzi e stronca l'Italicum: "Ecco perché è pericolosa"

Giulio Bucchi
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Governo bocciato su tutti i fronti: jobs act, bonus da 80 euro, gestione dell'immigrazione e, buon ultimo, Italicum. La pagella non è firmata da Renato Brunetta, anti-renziano della prima ora, ma da una delle voci storiche della sinistra italiana, Eugenio Scalfari. Il fondatore di Repubblica, giornale che ha invece accompagnato l'ascesa del premier nell'inverno 2013-14, parte citando una vignetta di Altan sull'Espresso ("Il popolo potrà visitare la sua sinistra ogni secondo week-end del mese") per inquadrare il suo giudizio, sempre più negativo, su Matteo Renzi. Ai numeri choc sulla disoccupazione giovanile si aggiunge la mazzata del rimborso delle pensioni che manderà in fumo il "tesoretto" da 1,5 miliardi. Errore di Renzi, però, perché "ha dissipato 10 miliardi l'anno e per i prossimi due anni con la regalia elettoralistica degli 80 euro mensili ai redditi superiori agli ottomila euro annui - attacca Scalfari -. Avrebbe dovuto destinare quella cifra al taglio del cuneo fiscale (Irap) e oggi - pur dopo la sentenza della Consulta - avrebbe ancora le risorse finanziarie per aiutare i non capienti e continuare ancora ad intervenire sull'Irap". E se il Jobs Act "è un prezioso oggetto esposto in vetrina ma con nessuna incidenza sull'occupazione", molto più grave potrebbe essere l'effetto della legge elettorale che Barbapapà tra le righe invita il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a non votare. Scalfari prende in prestito le stroncature di Michele Ainis e Valerio Onida. Secondo il primo, il premio di maggioranza al partito che supererà il 40% o che vincerà il ballottaggio premierà una esigua minoranza effettiva degli elettori italiani, "trasformerà i deputati in soldatini" e "la governabilità ottenuta con i numeri è una formula rozza e fallace". Per Onida, presidente emerito della Consulta, con l'Italicum "c'è un allontanamento da un genuino sistema parlamentare in favore del potere personale di colui che conquista la carica di primo ministro". Di fatto, questa legge "trasforma in maggioranza dei seggi la minoranza più forte" e anche dopo l'eventuale ballottaggio si crea una maggioranza "che può non essere tale e che per di più dà luogo ad un governo monocolore". Posizioni, e critiche, che Scalfari fa sue senza distinguo.

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