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Italicum, Mario Mauro saluta Matteo Renzi: maggioranza a rischio in Senato

Nicoletta Orlandi Posti
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Corona di fiori, marcia funebre in sottofondo, facce tristi. I Popolari per l'Italia, movimento di Mario Mauro nato da una costola di Scelta civica, celebrano il funerale della Costituzione davanti alle transenne che delimitano piazza Montecitorio. Delitto politico. La Carta, spiega Mauro, è stata uccisa dall'Italicum. E da Matteo Renzi. Che ha voluto una legge elettorale che «stride troppo con la nostra democrazia, si fa confusione tra i tre poteri, un solo partito avrà la maggioranza anche se al ballottaggio andra a votare il 5% degli italiani e questo partito avrà il potere di nominare i membri della Consulta e del Csm». Con l'approvazione dell'Italicum, aggiunge Mauro, circondato da una trentina di simpatizzanti che inalberano cartelli antigovernativi, «si sono ridotti gli spazi di democrazia e libertà». A questo punto, conclude l'ex ministro della Difesa, «non ha più senso rimanere nella maggioranza». E adesso i problemi per Renzi potrebbero essere tre, visto che i Popolari per l'Italia hanno altrettanti rappresentanti al Senato, ramo del Parlamento dove il “rottamatore” è in deficit di seggi. Mauro, in passato, ha già negato la fiducia all'esecutivo quando si è trattato di votare il decreto sulle banche popolari. Tito Di Maggio, altro senatore di Ppi, ha preferito invece uscire dall'Aula, mentre è ancora da chiarire la posizione di Angela D'Onghia, sottosegretario all'Istruzione, proprio in quota Popolari per l'Italia. Da qui a un mese, quando al Senato ricomincerà l'iter delle riforme costituzionali, D'Onghia dovrà decidere se la critica all'Italicum e alle altre misure renziane sia compatibile con la sua permanenza al governo. Matteo rischia di perdere altri tre voti proprio dove più gli servono. Attualmente, a Palazzo Madama, i numeri sono: 168 per la maggioranza e 146 per l'opposizione. Ma Renzi potrebbe trovarsi nella difficoltà di dover surrogare una ventina di senatori appartenenti alla minoranza Pd indisponibili a votare il nuovo Senato. In suo soccorso potrebbero arrivare un po' di ex grillini, ma soprattutto i parlamentari di Forza Italia e del gruppo Grandi autonomie che sono vicini a Denis Verdini. di Salvatore Dama

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