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Vitalizi, Grasso e Boldrini pagano 222mila euro al Cav

Lucia Esposito
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Addio vitalizio per tutti i condannati per mafia, terrorismo, corruzione, concussione, peculato e varie altre amenità. Bravi, bene, bis! Anzi, champagne! C'è una bottiglia speciale nel frigo di Silvio Berlusconi, perché grazie alla decisione presa ieri dagli uffici di presidenza di Camera e Senato a casa dell'ex Cavaliere sta per arrivare un assegnone da 222.438,71 euro, con in calce la doppia firma di Laura Boldrini e Piero Grasso. Non che a Berlusconi manchi liquidità, figurarsi. Ma quei soldini tutti in un colpo, fino a ieri inattesi, fanno piacere anche a un riccone come lui, e che soddisfazione quelle firme in calce! Uno degli aspetti più grotteschi del Boldrini & Grasso show di ieri è proprio questo: la delibera individua una serie di reati per cui se si è condannati a più di due anni si perde il vitalizio a partire dal prossimo 7 luglio (hanno dato due mesi di preavviso come quando si licenziano i dirigenti), ma in cambio chi non percepirà più l'assegno mensile si vedrà restituire tutti i contributi versati (non da lui, ma dalle Camere) durante la propria carriera parlamentare, al netto delle mensilità già percepite. Berlusconi è stato parlamentare 19 anni e 7 mesi e ha ricevuto il vitalizio 17 mesi. Ha diritto quindi alla restituzione di 221 mensilità di quei contributi versati (1.006,51 euro al mese). In tutto 222.438,71 euro, e a dire il vero la somma potrebbe essere più alta perché quei contributi andrebbero indicizzati al costo della vita, o comunque essere incrementati di un interesse annuale. Non è il solo aspetto grottesco di quella decisione che Boldrini e Grasso hanno preso sotto il pressing del Pd di Matteo Renzi che voleva soffiare l'argomento al Movimento 5 stelle (e infatti loro hanno votato contro, e tanti altri - da Ncd a Forza Italia - o si sono astenuti o non hanno partecipato al voto). Non è male ad esempio la parte finale della delibera approvata, che testualmente recita: «Le disposizioni non si applicano poi agli assegni e pensioni di reversibilità che spettano ai familiari superstiti laddove l'ex deputato sia deceduto prima dell'entrata in vigore della delibera». Questo significa ad esempio che Anna Craxi potrà continuare a ricevere il vitalizio del compianto marito Bettino. E tante altre o altri come lei. Siccome le norme entreranno in vigore solo fra 60 giorni, quei due mesi diventano un invito all'omicidio o all'uxoricidio per tante mogli e mariti di politici condannati. Se il coniuge ex politico resta in vita, fra due mesi la famiglia probabilmente non avrà più entrate. Ma se disgraziatamente morirà da qui al 7 luglio, la vedova o il vedovo avrà salvo il vitalizio. Bella idea, quella di Grasso e Boldrini, no? Fra i possibili colpiti dalle norme, oltre a Berlusconi (che non ha più moglie, e quindi oltre all'assegnone ha la certezza di avere salva la vita) ci sono Marcello Dell'Utri, Cesare Previti, Toni Negri, Totò Cuffaro e forse Claudio Martelli, Arnaldo Forlani, Gianni De Michelis, Gianstefano Frigerio, Francesco De Lorenzo, Alfredo Vito e Giuseppe Ciarrapico. Forse perché il reato di finanziamento illecito ai partiti per cui furono condannati molti protagonisti di Tangentopoli non è stato compreso nell'elenco dei taglia-vitalizi, e poi perché in caso di riabilitazione ottenuta dopo la condanna il vitalizio riprende a correre per tutti. Per altro né Camera né Senato prima di votare hanno almeno cercato di capire quanti ex parlamentari sarebbero stati coinvolti e che costo avrebbe avuto sui bilanci 2015 quella restituzione immediata dei contributi versati. Fra gli aspetti grotteschi del Grasso & Boldrini show anche l'elenco dei reati previsto come condizione per la perdita della pensione: i due l'hanno scopiazzato in fretta dalla legge Severino, senza nemmeno vedere. Hanno solo tolto l'abuso di ufficio, perché troppi amici del Pd sarebbero risultati coinvolti. Ma hanno inserito un reato incomprensibile: «Utilizzazione d'invenzioni o scoperte conosciute per ragioni di ufficio» (art. 325 cp). Così, per eccitare la fantasia. Perché nessun parlamentare nella storia repubblicana l'ha mai commesso... di Franco Bechis

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