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Vitalizi, ecco i primi dieci nomi dei papponi di stato

Nicoletta Orlandi Posti
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Stefano Rodotà, Giuliano Amato, Gino Paoli: sono loro i campioni dello spread dei vitalizi, ovvero la differenza tra quanto versato di contributi e quanto effettivamente incassato come rendita. La medaglia d'oro spetta al professore che con grande ingenuità i grillini, cha hanno fatto della battaglia ai privilegi la loro bandiera, voleva portare al Quirinale; medaglia d'argento al "dottor Sottile" che sostiene di aver sempre girato il vitalizio in beneficenza (ma la sostanza non cambia); medaglia di bronzo a Gino Paoli che oltre a cantare sedette sui banchi di Montecitorio dal 1987 al 1992 tra le fila del partito comunista. Franco Bechis, su Libero in edicola oggi, elanca tutti gli onorevoli che godono di questo privilegio.  Gli altri nomi - La classifica continua con l'imprenditore Luciano Benetton, fondatore del gruppo omonimo e senatore per il Partito Repubblicano Italiano dal 1992 al 1994; il filosofo Massimo Cacciari, ex militante di Potere Operaio aderì al Pci e fu eletto alla Camera dei deputati dal 1976 al 1983; e il leader dei Sessantottini Mario Capanna che diventò parlamentare europeo nel 1979 dopo essersi candidato con Democrazia Proletaria. Deputato nazionale dal 1983 al 1987 nel 1989 aderì al gruppo misto della Camera dei deputati, e pochi mesi dopo partecipò alla nascita di un nuovo movimento politico italiano: i "Verdi Arcobaleno", formazione della sinistra ambientalista. Seguono Agusto Fantozzi, rettore dell'Università degli Studi Giustino Fortunato e più volte ministro della Repubblica; Franco Debenedetti, fratello del patron di Repubblica Carlo De Benedetti (che ha sempre usato il cognome staccato) che per tre legislature è stato eletto al Senato della Repubblica, rispettivamente del 1994, 1996 e 2001 per le liste del PDS e DS. Chiudono la classifica dei 10 papponi delle pensioni il sindaco di Fiumicino Esterino Montino e il primo cittadino dell'Aquila Massimo Cialente. Il meccanismo - Questa schiera di fortunati "di fatto non ha versato nulla, perché stabilendo l'ammontare dello stipendio da parlamentare ci hanno pensato Camera e Senato a versare i contributi per loro conto. Ma non c'è paragone fra quel piccolo impegno (8,8% del lordo mensile) e quel che è venuto in tasca a loro dal giorno in cui hanno potuto percepire il vitalizio. Oggi vitalizio o mini-vitalizio si percepisce con 5 anni di contributi a 65 anni. Ma se hai 6 anni di contributi, la pacchia inizia a 64, se ne hai 7 puoi prendere l'assegno previdenziale a 63, e così via fino a 10 anni di contributi, con cui puoi andartene in pensione a 60 anni in barba a tutti gli altri lavoratori d'Italia che a quella età non possono incrociare le braccia né con 10, né con 15, né con 20, 25 o 30 anni di lavoro". L'inchiesta completa di Franco Bechis con i nomi e le cifre dei "papponi delle pensioni" su Libero in edicola oggi

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